Diletta Leotta, il mio calcio e la nuova stagione: “Sarò in campo e non solo”

Volto di punta di Dazn, dove vedremo la prossima stagione di Serie A, la conduttrice ci parla del suo campionato. E del c.t. Mancini: “È sempre un signore”

Filippo Conticelli

10 luglio – Milano

Illuminata d’azzurro con la maglia della Nazionale e un tacco da vertigine, Diletta dà pure prova di equilibrismo: tiene il pallone della nuova Serie A lì, proprio sulla punta, fermo in un gioco di prestigio. Diletta Leotta dovrà essere più o meno come quella palla, immobile durante il servizio fotografico per questa copertina: per altri tre anni sarà in equilibrio tra allenatori e campioni, tra presidenti e polemiche che è abituata a respingere. Dazn ha ormai i diritti del campionato (e non solo) fino al 2024 e, per l’occasione, ha fatto una robusta campagna acquisti: tante novità, ma lei è rimasta il numero dieci.

Allora Diletta, tra poco si parte.

“C’è un entusiasmo incredibile, diverso da quello del primo triennio di Dazn. Lì stavamo costruendo la casa, adesso ti rendi conto del salto in avanti, della possibilità storica. Abbiamo allestito una super squadra, è una famiglia che cresce con nuovi professionisti. Così aspetto solo il 22 agosto, il fischio di inizio di questa avventura. Io sarò in campo e non solo perché ci sarà sempre “Linea Diletta” con le interviste ai campioni. Il format ha funzionato perché è riuscito a raccontare l’uomo dietro allo sportivo”.

Nella squadra arriva anche Giorgia Rossi e già si discute del vostro rapporto… Come va davvero tra di voi?

“Non ci siamo ancora conosciute, ma lo faremo a breve. Io sono felicissima che ci sia anche lei perché è brava davvero e la stimo molto. C’è anche Federica Zille con cui abbiamo lavorato insieme in questi anni. Mi fa felice che ci siano sempre più colleghe a raccontare lo sport: Dazn ha lanciato un messaggio rosa, da noi le donne sono sempre più protagoniste”.

Sente molto la responsabilità di essere diventata nell’immaginario di tutti il volto femminile del calcio?

“La sento, certamente, ma tutto è successo in modo assolutamente naturale. Il calcio per me è pane, è quotidianità, raccontarlo viene quasi da sé… E ripeto, non sono l’unico volto femminile: siamo in tante, sempre di più”.

Sul lavoro percepisce ancora un po’ di scetticismo?

“L’ho avvertito sempre: un po’ di maschilismo esiste, inutile nasconderlo, soprattutto nel mondo dello sport. Ma a Dazn siamo già al 40 per cento di donne assunte e l’a.d. Veronica Diquattro vuole arrivare presto al 50. Ecco, sono sempre i fatti che ci fanno andare oltre allo scetticismo: è sul campo che bisogna reagire dimostrando di valere, al di là del sesso”.

A volte, però, sono le colleghe donne ad attaccarla…

“In ogni contesto lavorativo è normale che ci sia competizione e voglia di primeggiare, ma con le donne, soprattutto nella mia azienda, io ho un rapporto sempre molto costruttivo. Alle colleghe chiedo consigli o anche solo supporto: tra noi si è creata davvero una bella intesa”.

C’è un’intervista tra le tante che le è rimasta nel cuore?

“Sono state tutte diverse, ma mi piace quando riesco ad afferrare il personaggio a 360 gradi e a vivere le sue passioni: con Sheva, ad esempio, ho giocato a golf, con Mancini a padel. Quella con Mourinho, invece, aveva uno scenario più tradizionale, ma lui ha riempito tutto con la sua presenza. Appena è entrato nella stanza, il rumore attorno è sparito, come se fosse arrivato un guru davanti ai suoi adepti. Anche con Cristiano Ronaldo ho avvertito la stessa aura. Ma quando rompi il ghiaccio, poi, tutti sono uguali. Tutti si sciolgono, diventano uomini”.

Lei è stata l’ultima a parlare con Conte da allenatore dell’Inter: ha capito che è successo?

“Tra lui e l’Inter c’erano già discussioni sul futuro, differenze di vedute. Si percepiva che fossero in una situazione delicata: non avevo la certezza che fosse già finita, ma quasi… Eppure gli sono grata per aver voluto comunque parlare e aprirsi in modo commovente: da tutti mi aspetto sempre emotività, ma lui ha addirittura pianto, parlando del padre. Un personaggio così apparentemente duro che lascia spazio alle lacrime, non te lo aspetti. E non dimenticherò”.

Il più caciarone, invece, chi è stato?

“Totti, che vince sempre il premio simpatia: non è tanto quello che dice, ma come lo dice. Alla fine come fai a non ridere? Ibra, invece, è simpatico, ma gioca molto sul suo personaggio: la cosa più interessante è che è indecifrabile, imprevedibile, sorprendente”.

Lei è partita dalla Serie B e ora è al top: che differenza c’è tra intervistare il tecnico del Cittadella e quello della Juve?

“Tra Venturato e Allegri? Io sono una fan di Venturato, uno che ha fatto davvero la gavetta. Comunque, per me non esiste alto e basso, Cittadella e Juve: se la passione ti guida, non vedi differenza. Ogni cosa che fai diventa la finale del Mondiale 2006”.

Da quando è entrata in questo mondo, il calcio le piace di più o è andata in overdose?

“No, non sono andata in overdose da calcio. Per la prima volta da anni sono andata allo stadio da semplice tifosa per Italia-Turchia dell’Europeo. Che bella sensazione godersi una partita senza lavorare: ecco, quella semplicità e rilassatezza, quel godimento puro del tifoso mi manca. Essere super partes è difficile, ma io resterò sempre una tifosa del Catania. Anzi, proprio da quella passione è arrivata la voglia di fare questo lavoro. Pensate, ero al Barbera per uno storico derby vinto da noi 4-0 con tiro al volo di Mascara da centrocampo. Ora sogno di tornare al Massimino da inviata per una partita di Serie A”.

Italia-Turchia, però, è stata anche una sfida in famiglia col fidanzato Can Yaman: avete litigato alla fine, visto il risultato?

“È stato divertente, ma abbiamo vinto noi e quindi tutto tranquillo… C’è una cosa importante, però: non solo Can, ma tutti amano l’Italia e la tifano. Io in giro vedo solo stranieri che adorano la Nazionale e il nostro senso di appartenenza. Questo spirito contagioso lo vedi anche nella squadra di Mancini. La maglia azzurra è davvero speciale, la indossi e scatta la magia. Ci siamo meritati la finale, questa può essere davvero la volta buona”.

Che cosa l’ha emozionata di questa Nazionale?

“È una delle più amate di sempre, come anche quella di Conte nel 2016. Evidentemente, ci sono allenatori speciali che riescono a catalizzare tutta l’energia dentro a un progetto: Mancini, assieme a Vialli, ha creato una squadra, una squadra vera e propria. Non ci sono superstar, ma tanti fratelli che si vogliono bene nel profondo. Semmai, stavolta la stella della squadra è proprio il c.t.: Mancini ha una eleganza innata in tutto quello che fa, resta sempre un vero signore. Anche quando abbiamo giocato a padel ed era sudato, sembrava vestito in giacca e cravatta”.

Chi è stato il suo azzurro preferito in questa estate 2021?

“Un nome e un cognome: Leonardo Spinazzola. Vederlo uscire in lacrime è stato un colpo al cuore: è un esempio di coraggio e lotta, il simbolo dell’Italia. Facciamo il tifo per lui perché torni più presto possibile e al suo livello”.

Ha sentito nel Paese un’atmosfera diversa dal solito?

“La Nazionale è stata portatrice di un messaggio di rinascita anche oltre il calcio. È stata la vita che è tornata un po’ alla volta a prendersi degli spazi. Ci ha dato la possibilità di riunirci finalmente senza pensare sempre al peggio. Io ero con le stesse persone e con lo stesso schieramento: guai anche a muovere un gomito perché con certe cose non si scherza! Anche in finale non cambieremo di una virgola”.

L’Europeo è stato accompagnato anche da polemiche extra-calcistiche, a partire dalla lotta all’omofobia: secondo lei, nel calcio di oggi un giocatore gay può finalmente fare coming out senza problemi?

“È una strada lunga, non semplice, ma i tempi sono ormai maturi: il calcio, però, può farsi veicolo di questa battaglia. Noi di Dazn, ad esempio, abbiamo un progetto molto forte di diversity inclusion su tutta l’azienda. Il nostro logo nel mese di giugno è stato arcobaleno. Ecco, la mia posizione è uguale a quella dell’azienda. Ma poi perché tutte quelle polemiche sull’accensione dello stadio di Monaco con i colori arcobaleno? Che male avrebbe fatto?”.

Veniamo al razzismo: inginocchiamento prepartita sì o no?

“Se è un gesto è sincero, partecipato, se ne afferri il senso e l’importanza, senza imposizioni, perché no? Nella Nazionale, forse, bisognava essere più determinati, ma è un argomento talmente scivoloso che, per evitare di fare degli errori, poi finisci per farli lo stesso”.

Dopo questi anni in vetrina, non solo a Dazn, come si sente cambiata?

“Dal punto di vista professionale tantissimo: sono stati solo tre anni ma sembrano sei! Con tante ore di diretta e imprevisti da gestire, ho imparato ad avere sempre più padronanza di me e di quello che faccio. La pandemia, poi, ha cambiato tutto: non dimenticherò mai l’8 marzo 2020, Milan-Genoa, prima volta in un San Siro deserto. Quel vuoto era assordante e non riuscivo a riempirlo: nessuno, per bravo che sia, può sostituirsi ai tifosi. Non vedo l’ora che pian piano torni la gente perché manca troppo a questo mondo”.

I tifosi saranno protagonisti della nuova stagione, ma non solo: gli allenatori, ad esempio, si sono rimescolati al via…

“Questo sarà proprio il campionato dei tecnici e nei post partita ci saranno scintille. Ad esempio, con Mourinho può succedere di tutto: ci darà il pepe che ci mancava. E con Sarri alla Lazio, sai che derby: riuscite a pensare a due personaggi più diversi? Sono curiosa di Inzaghi e di come difenderà lo scudetto: è in una nuova veste rispetto a quella in cui l’abbiamo sempre visto, ma se la merita. Il ritorno di Allegri me lo aspettavo: è naturale che ritrovasse la sua casa. E della coppia Spalletti-De Laurentiis, che dire? Non ci si annoierà di sicuro”.

Mentre scappava in giro per l’Italia con “Celebrity Hunted”, diceva di voler dare una immagine di sé “meno patinata”: ha la sensazione che la gente non abbia conosciuto ancora la vera Diletta?

“Lì ero in una veste naturale, ma anche un po’ esasperata: non ho commesso reati, quindi non dovrò scappare ancora… Per il resto, è anche il mestiere che ci impone questa immagine che può sembrare fuori dalla realtà, ma per fortuna ho anche tanti altri modi di essere me stessa: ad esempio, ho uno show su Radio 105 e lì vado senza trucco, vestita in maniera normalissima, senza alcuna formalità”.

Ha sui social una platea di quasi 8 milioni di persone: che cosa la spaventa e cosa le piace di quel mondo?

“All’inizio per me non era un mezzo così importante, era solo svago e divertimento. Solo leggerezza. Per quello non mi sono mai soffermata davvero sugli haters: se inizi a leggere tutti i loro commenti, dovresti cancellarti immediatamente. La mia dose di sano distacco mi permette di vivere comunque bene, anche se adesso quando pubblico una foto devo pensarci su: il profilo va gestito un po’ più professionalmente, pensando alle conseguenze. Ma non scordiamoci dei tanti ragazzi che subiscono conseguenze psicologiche dall’odio gratuito che ricevono in rete: a volte penso che servirebbe quasi una patente per stare sui social, come quella per chi naviga in mare”.

E se non avesse fatto questa carriera, dove sarebbe ora?

“Sono laureata in Giurisprudenza, sarei nello studio legale di mio padre a Catania. Lui sperava che lo raggiungessi, ma non è mai successo…”.

Ma l’identità sicula, etnea, la sente ancora sotto pelle?

“A Conte ho chiesto se si fosse milanesizzato e mi ha detto assolutamente di no. Lui è salentino, punto. Io, invece, un po’ mi sono adeguata a Milano, lo ammetto. Però, allo stesso tempo, sono così felice e orgogliosa di avere radici siciliane e catanesi… Quando torno a casa tutto si ferma, lo stress si azzera e riprendo i miei riti. La granita alla mandorla con l’espresso caldo sopra e una brioche con il coppino: si mangia alla fine, se qualcuno lo tocca prima rischia la vita. O anche la pasta alla norma, che cucino benissimo”.

Ecco, qual è il segreto della norma a norma di Diletta?

“Melanzane non a listarelle o a dadini, ma a fette. E fritte, frittissime, quasi da sciogliere. La differenza, però, la fa la ricotta salata. A chili”.

Precedente CALCIOMERCATO JUVENTUS/ Chiellini per un altro anno, Ronaldo e Dybala... Successivo Mercato telecronisti, da Pardo a Piccinini: la scena si infiamma