Difesa blindata, entusiasmo e gol: così il Milan è da Champions

In un anno i rossoneri hanno compiuto una rivoluzione: con un gruppo quasi totalmente rinnovato, dopo quattro successi consecutivi tra campionato e Europa League il ritorno in Champions è diventato un obiettivo concreto

Il Milan cambia pelle e si scopre tanto bello quanto efficace. A distanza di 12 mesi dall’ennesimo progetto finito gambe all’aria, i rossoneri sembrano aver finalmente imboccato la strada giusta. I quattro successi consecutivi collezionati tra campionato ed Europa League parlano di una squadra rigenerata e con un’identità ben precisa grazie a un gruppo quasi totalmente rinnovato e all’entusiasmo ritrovato. Al comando di Pioli e con un manipolo di giovani, la musica è cambiata e adesso il ritorno in Champions diventa un obiettivo concreto. Merito anche di una nuova mentalità vincente e di un progetto finalmente condiviso.

Dall’inferno al paradiso

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Oggi che il Milan festeggia un convincente avvio di stagione torna alla mente quanto accadeva appena 12 mesi fa: partenza da incubo con ben quattro k.o. nelle prime sei giornate e la miseria di due reti nelle prime quattro uscite. Quel Milan naufragò ancora prima di salpare, ma da allora ne è passata di acqua sotto i ponti. Il cambiamento che più balza agli occhi è negli interpreti: rispetto al Milan che scese in campo a Udine l’anno scorso per la prima giornata di campionato, sono “sopravvissuti” solo quattro elementi (tre se si considera anche l’impegno dell’ultimo fine settimana con il Crotone). Gli unici titolari presenti ieri e oggi sono Donnarumma, Calabria, Calhanoglu e Castillejo, per il resto è tutto un altro Milan, resuscitato e forgiato da un Pioli che dopo il lockdown ha rivoltato la squadra come un calzino.

Alternative e solidità

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Per riuscire ad alzare la testa, l’anno scorso i rossoneri dovettero andare a recuperare Ibrahimovic. Quest’anno invece pare non sarà necessario ricorrere ad alcun salvatore della patria. La squadra ha infatti girato bene anche senza lo svedese, temporaneamente bloccato dal Coronavirus. Rebic, Brahim e il baby Colombo hanno dimostrato di poter camminare con le proprie gambe, garantendo tra l’altro a Pioli una molteplicità di soluzioni offensive che fino a qualche mese fa non sembrava nemmeno immaginabile. Per non parlare del centrocampo, dove ha definitivamente preso forma l’ossatura plasmata da Pioli. Merito della maturità e dalla costanza di rendimento fornita da Kessie, che garantisce il perfetto di mix di quantità e qualità accanto a un centrocampista d’impostazione come Bennacer o Tonali. Ma, al di là del gioco e dei risultati positivi, la nota più lieta è forse la ritrovata solidità difensiva che ha permesso al Milan di mantenere la porta inviolata in tre delle prime quattro uscite stagionali. Che ci sia riuscito senza aver potuto contare sulla difesa titolare, a partire dal capitano Romagnoli, rende il dato ancora più eclatante. La sensazione è che, ben oltre i meriti dei singoli (dall’inossidabile Kjaer al rampante Gabbia), la chiave della svolta rossonera stia nel cambio di mentalità e in una rinnovata fiducia. Perché, si sa, l’appetito vien mangiando e questo Milan ha dimostrato di aver fame da vendere.

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