Diego Carlos, dal gol in rovesciata contro l’Inter alla Seleçao

Sul polpaccio destro ha un tatuaggio, si è fatto disegnare l’immagine della coppa vinta in Europa League con il Siviglia, battendo in finale l’Inter e segnando in rovesciata il gol del 3-2: era il 21 agosto, il giorno più importante della sua carriera. Diego Carlos è un difensore centrale ed è diventato il 102° giocatore convocato nella nazionale brasiliana dal ct Tite. Da lunedì è in ritiro con la Seleçao nel centro sportivo di Teresopolis e ieri sera – allo stadio Morumbi – è stato portato in panchina nella gara con il Venezuela (1-0, gol di Firmino). Ha 27 anni e due idoli: Thiago Silva e Puyol, ex capitano del Barcellona. E’ partito dalla fattoria dei suoi genitori a Dois Córregos, nello stato di San Paolo. Ha fatto anche il contadino, come ha raccontato con orgoglio a Bruno Cassucci e Raphael Zarko in un’intervista pubblicata da “Globo Esporte”. Ha conosciuto gli ostacoli e le salite. “Coltivavamo la canna da zucchero, lavoravo nelle piantagioni di caffè e raccoglievo le arance per guadagnare qualche soldo e aiutare la mia famiglia. Ho cominciato così a farmi i muscoli, in campagna. Ho avuto un impiego anche in una fabbrica chiamata Gaiola Joia (dove si producono gabbie per uccelli, ndr). Ho venduto ghiaccioli per aiutare papà e mamma, senza però lasciare la scuola”.

La prima volta nella Seleçao è un brivido, un’emozione che è la somma di tante rinunce e la risposta a chi – nel vivaio del San Paolo – era scettico sulle sue potenzialità, ritenendolo lento in marcatura. Il ct Tite lo ha chiamato per le partite con il Venezuela e con l’Uruguay (martedì, allo stadio Centenario di Montevideo), valevoli per le qualificazioni al Mondiale del 2022. “Ho realizzato il mio sogno più grande”.

Gioca nel Siviglia da due anni e si è guadagnato un soprannome: “el muro”. Il direttore sportivo Monchi lo ha scoperto nel Nantes. Diego Carlos è nato in un ospedale di Barra Bonita il 15 marzo del 1993, è alto un metro e 86, si muove sul centro-destra in una difesa a quattro. E’ considerato da Lopetegui il leader del reparto. Ha un contratto fino al 2024, è gestito dal procuratore Bertolucci. In Brasile ha giocato anche nel Paulista e in serie D con il Madureira. È arrivato in Europa da sei anni: è stato all’Estoril e ha fatto parte del Porto B, fino a diventare – nel 2016 – la scommessa del Nantes, che lo ha pagato un milione e mezzo e lo ha rivenduto a quindici al Siviglia.

È sposato, sua moglie si chiama Naiara, hanno tre figli e sono al centro di tutto. Diego Carlos vuole garantire loro quello che lui non ha avuto durante l’infanzia. Ricorda ancora che le prime scarpe da calcio gli furono regalate ai tempi della scuola-calcio dal suo allenatore, che lo esonerò anche dalla rata mensile di iscrizione. “E’ stato un percorso complicato. Non è facile essere notati quando giochi in piccoli club come il Madureira e il Paulista di Jundiaí, oppure nell’Estoril. La prima occasione vera l’ho ricevuta nel Nantes. Provengo da una famiglia molto umile. Oggi ho l’opportunità di conoscere e girare l’Europa, sono maturato, ho imparato a conoscere la vita. In nazionale sono arrivato senza smarrire le origini e l’umiltà”.

Negli ultimi mesi è stato seguito anche dal Manchester City. La notizia della sua convocazione nella Seleçao ha spinto i suoi parenti e i suoi amici, a Dois Córregos, a organizzare una festa. Un lungo percorso di avvicinamento, quello di Diego Carlos: “Ma qualche segnale lo avevo ricevuto”. Il figlio del ct, Matheus Bachi, che ha un contratto da osservatore e lavora per la federazione, era andato a seguirlo a Siviglia: “I miei idoli? Sono stato sempre un estimatore di Thiago Silva. Ho guardato con ammirazione anche Puyol, l’ex capitano del Barcellona, per la serietà, l’applicazione e la capacità di vivere ogni partita con la giusta concentrazione”. 

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