Diego Armando Maradona è morto il 25 novembre, lo stesso giorno di Fidel Castro e George Best

Diego Armando Maradona è morto il 25 novembre, lo stesso giorno di Fidel Castro e George Best.

Quando si dice che il destino ci vede benissimo. Maradona, Fidel Castro e George Best sono morti lo stesso giorno: il 25 novembre. Un filo rosso lega questi tre personaggi, a parte la data di decesso. Geni, ribelli, anticonformisti. E per questo amatissimi dal proprio pubblico.

Maradona, Fidel Castro e Best: cosa hanno in comune?

Maradona e Fidel, come noto, erano grandi amici. Il leader della Rivoluzione Cubana rivedeva nel fuoriclasse argentino qualcosa di ribelle. Qualcosa che andasse contro le regole stereotipate del mondo convenzionale. Convenzionale inteso come modello “occidentale” e “imperialista”. Uno che andava contro le regole precostituite. Uno che aveva sfidato il mondo, che aveva “fregato” i nemici politici (gli inglesi) e subito dopo dimostrato chi era il più forte (almeno in campo).

Maradona e Best, beh, qua le similitudini sono fin troppo evidenti. Best è stato uno dei più grandi geni calcistici dell’era moderna. Uno di quelli, però, che ha reso meno rispetto alle sue sconfinate possibilità. Uno di quelli che amava perdersi dietro a droga, alcol e auto. Imprendibile e fantasioso in campo, inafferrabile anche fuori. 

Fidel Castro, il “secondo padre” di Maradona

Diego Armando Maradona è morto nello stesso giorno, a quattro anni di distanza, di colui che considerava come un “secondo padre”, Fidel Castro. Con il leader cubano aveva un rapporto stretto, nel quale l’ammirazione era reciproca in uno strano intreccio tra passione politica e amore per lo sport.

Era il 1987 quando El Pibe de Oro andò per la prima volta nell’isola, ospite di Fidel. Poi negli anni della dipendenza dalla cocaina fu a Cuba che l’asso argentino soggiornò per disintossicarsi e l’amicizia divenne sempre più stretta. “E’ il più grande della storia”, disse Diego di Fidel. “Sei il Che Guevara dello sport”, ribatté il leader per il quale lo sport era un “diritto del popolo”. E Maradona lo prese in parola, facendosi tatuare sulla spalla e sul polpaccio l’immagine dei due eroi della rivoluzione del ’59. (Fonte Ansa)

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