Dieci gare in un mese, solo 4 giorni per allenarsi: Juve, e adesso come fai?

Un periodo mai visto con una squadra in costruzione: Bonucci out 20 giorni, in difesa subito De Ligt dal 1’?

Il 90% dei calciatori, dai Giovanissimi alla Serie A, firmerebbe in bianco: ditemi dov’è il foglio, la penna la porto io. Quaranta giorni di sole partite, partite, partite fino ad averne a nausea, senza lo spazio per un allenamento o un po’ di lavoro fisico intenso. Un sogno. Il problema è che, se sei un allenatore o un preparatore atletico, la prospettiva è differente. Se sei l’allenatore della Juventus, anche di più. Uno sguardo al calendario dice che probabilmente siamo a una contabilità inedita, una prima volta storica. La Juventus prima di Natale giocherà 10 partite, con conseguenti viaggi. Eliminando i giorni in cui si gioca, le vigilie – in cui un allenatore può solo preparare l’incontro in arrivo – e il classico post-gara in cui i titolari fanno scarico, restano solo quattro giorni: il 26 e il 30 novembre, soprattutto il 10 e l’11 dicembre, 48 ore di teorica tranquillità tra la trasferta a Barcellona e quella per Genoa-Juve. A casa Pirlo mancano quattro giorni a Natale.

10 partite in 32 giorni

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Il calendario condizionato dal Covid obbliga a questo. La Juve giocherà 10 partite in 32 giorni, dal 21 novembre al 22 dicembre. Sostanzialmente, chi gioca in Europa ha lo stesso programma: campionato e coppa, turni infrasettimanali, in ogni caso partite nel weekend e a metà settimana, senza sosta. Non è normale. Novembre e dicembre sono stati mesi tosti anche per Allegri e Sarri, ma il calendario in passato ha dato un minimo di tregua: c’è sempre stata una settimana senza partite. Senza contare che quelle quattro date libere per gli allenamenti di Pirlo potrebbero trasformarsi in giorni di riposo per tutta la squadra, come successo spesso con Sarri dopo il lockdown.

pirlo alla prova

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Si capisce bene allora come il periodo in arrivo sia delicato, anche perché la Juve ha problemi extra: è una squadra in costruzione, molto più che negli anni scorsi – Allegri aveva basi consolidate e perfino la rivoluzione di Sarri era stata più dolce – e molto più delle avversarie dirette. Conte, Pioli, Gattuso, Simone Inzaghi, Fonseca, Gasperini: tutti hanno alle spalle mesi o anni di lavoro. Morale: la decisione estiva di puntare su Pirlo verrà messa alla prova ora, molto più che a settembre. La difficoltà sarà correggere i problemi visti in partita senza un allenamento in cui ripassare concetti smarriti o provare alternative.

e allora che si fa?

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Un allenatore in questi casi può prevenire, individualizzare, variare, sperare. Prevenire: tanti esercizi per la prevenzione degli infortuni. Individualizzare: il lavoro individuale come mantra, differenziando carichi e metodologie tra chi ha giocato e chi è andato in panchina, chi deve riposare e chi ha più bisogno di allenarsi. Variare: tanto turnover, se possibile. Appunto, se possibile: per questo si tratta anche di sperare…

difesa in emergenza

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La Juve in questo senso non comincia bene. L’infortunio muscolare di Bonucci, nato nel club ma aggravato in Nazionale, le toglierà un titolare per una ventina di giorni: niente leader difensivo per 4-5 partite. Considerato che Chiellini mancherà per un mese, che De Ligt e Alex Sandro dovrebbero tornare sabato ma non hanno ancora giocato un minuto in stagione, restano due difensori testati: Danilo e Demiral. E qui diventa questione di… traffico aereo. Merih giocherà con la Turchia mercoledì sera, mentre Danilo, Arthur, Cuadrado e Bentancur saranno in campo nella notte tra martedì e mercoledì in Ecuador o in Uruguay, con conseguente complesso rientro dal Sudamerica. Significa che la difesa titolare potrebbe essere una strana DDD: Demiral-De Ligt-Danilo, due arrivati a Torino da 48 ore e un esordiente. Benvenuti a Darwin applicato al calcio: non sopravvive il più forte, sopravvive chi si adatta.

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