Diamole del Leo

Difende e crea, guida i compagni e protesta, suggerisce risciacquia, aggredisce l’avversario, intimorisce l’arbitro, o almeno ci prova spesso – la vecchia scuola della strada: lui indossa una maglia pesante, da noi. Bonucci mostra gli occhi della tigre, probabilmente anche a tavola, davanti alla tele, a se stesso. “Sono sempre sul pezzo”, spiega.

La squadra è la sua forza, la famiglia la sua debolezza. Se lo trattieni salta come un grillo; se non si trattiene, soprattutto nell’area avversaria, sa far male, molto male. Bonucci è la fame, il lavoro, per dirla alla Vialli è più gioco che sport: riassume in sé lo spirito di questa Juve; di una Juve non bella ma concreta, piena di acciacchi ma anche di punti; della Juve “noi contro tutti” per la quale lui ha voluto e saputo trasformarsi – a Bari giocava il fratello delicato.

La vittoria di Siviglia è particolarmente sua: astuto, tutto mestiere, quando si è sentito tirare per la maglia; implacabile quando ha avuto il pallone sul sinistro. Bonucci è l’uomo d’ordine di una Juve che ha cercato il disordine consapevole partendo da un 4-4-1-1 nel quale Khedira fungeva da sostegno di Mandzukic; la partita l’ha cambiata Vàzquez facendosi cacciare, Allegri ne ha approfittato.

Giocando con tante seconde linee (si fa per dire) Ugly Juve ha 7 punti di vantaggio in campionato ed è prima in Champions, pur seguendo il percorso meno prevedibile. E qui mi fermo. Mi trattengo.

Tags: BonucciJuventusChampions League

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