Di Michele punta sulla Salernitana: “Pubblico decisivo. Ma Nicola e Sabatini hanno già vinto…”

L’ex dei granata e dell’Udinese analizza la gara di domenica: “Farò il tifo per i campani: la salvezza sarebbe un’impresa incredibile. E Ribery è un vero campione…”

Francesco Calvi

20 maggio – Milano

Chissà cosa darebbe per tornare a giocarsi la salvezza. Stavolta, lo farebbe davanti ai suoi tifosi. Quando David Di Michele parla di Salerno, la sensazione è che gli si stiano illuminando gli occhi. Eppure, è dall’altra parte del telefono. Ha giocato all’Arechi per tre stagioni, mettendo a segno 48 reti che gli sono valse il soprannome di “Re David”. E adesso, ventitré anni dopo il fatale pareggio di Piacenza – che costò alla sua Salernitana la retrocessione in Serie B – si gode dal divano la cavalcata della squadra di Nicola, che mira a centrare la prima permanenza in Serie A nella storia del club. L’ultimo ostacolo da superare, nella sfida di domenica sera, sarà proprio quell’Udinese con cui David – oggi 46enne, tecnico dell’Under 17 del Frosinone – si è guadagnato la chiamata in Nazionale e l’esordio in Champions League. Il cuore è diviso a metà, certo, ma stavolta l’ex attaccante non ha dubbi su chi tifare.

Nel 1999, quando lei era in campo, la Salernitana non riuscì a salvarsi all’ultima giornata. Questa volta andrà meglio?

“I presupposti ci sono, mi auguro che alla fine vada tutto nel verso giusto. Rispetto a quando c’ero io, la squadra di Nicola ha due vantaggi fondamentali: scenderà in campo con due punti in più del Cagliari e avrà dalla sua il pubblico dell’Arechi. Noi eravamo già in zona-retrocessione e ci giocammo tutto nella trasferta di Piacenza. E il supporto dei tifosi, a Salerno, fa davvero la differenza”.

Con l’arrivo della nuova società, la squadra ha cambiato volto. Si aspettava un finale di stagione a questi livelli?

“La serietà del progetto di Iervolino è stata chiara sin da subito, ma il lavoro svolto da Sabatini e Nicola è stato pazzesco. Gli stranieri si sono ambientati in poche settimane, lo spogliatoio è compatto e i calciatori hanno fiducia nei propri mezzi. Per centrare la salvezza, serve essere migliori degli altri sotto il punto di vista mentale: la Salernitana, oggi, è fortissima proprio in questo”.

Quanto inciderà, sul match, il pubblico dell’Arechi?

“Sarà fondamentale, ma non lo scopriamo solo adesso. Salerno è una piazza passionale, che si è stretta intorno alla squadra anche nei momenti più difficili. A prescindere da quello che c’è in palio, il calcio, in città, è sempre vissuto con amore: entusiasmo, ansia e tensione sono all’ordine del giorno. Quando puoi contare su un tifo così bello, tutto diventa automaticamente più semplice”.

In caso di salvezza, Nicola compierebbe un altro miracolo, dopo quello di Crotone. Qual è il suo punto di forza?

“Ha un temperamento incredibile, riesce a entrare nella testa dei suoi giocatori e fare in modo che tutti remino nella stessa direzione. La squadra è scolpita a sua immagine e somiglianza: si è chiusa in una bolla dopo aver toccato il fondo e, da sola, è riuscita a risalire partita dopo partita. È un discorso simile a quello del Milan di Pioli, che ha fatto emergere tanti giovani puntando sulla forza del gruppo. La salvezza rappresenterebbe un’impresa, molto più impegnativa rispetto a quella ottenuta con il Crotone: Nicola è arrivato a Salerno a stagione in corso, con una società nuova e una decina di rinforzi acquistati nel mercato invernale”.

Da calciatore, ha sfidato Nicola – ai tempi terzino – in 5 occasioni, segnando 3 gol. Che tipo di avversario era?

“Un difensore tecnico e con tanta corsa, nel breve era veloce e riusciva a tener botta. Quanto al carattere, era identico a come lo vedete oggi: un tipo corretto ma ostico, che sapeva quando e come ricorrere alle maniere forti”.

Insieme a quello dell’allenatore, spicca il lavoro svolto da Sabatini a gennaio. Quali giocatori l’hanno colpita?

“Su tutti Emerson, arrivato come uno sconosciuto e oggi fondamentale per i suoi compagni. Sabatini è un maestro nel suo mestiere, conosce bene il mondo del pallone e ha capito subito cosa servisse alla Salernitana. Insieme a Nicola ha rilanciato Verdi, in più ha dato fiducia a Fazio che trasmette sicurezza a tutti. Sabatini ha creato un mix perfetto, affiancando ai giovani di qualità calciatori esperti, che si sono caricati il gruppo sulle spalle”.

A proposito di esperienza: quanto può incidere un campione come Ribery all’interno dello spogliatoio?

“Più di quanto si possa pensare. Dopo aver vinto i trofei più importanti ha deciso di rimettersi in discussione, accettando una sfida complicatissima e un ruolo delicato, che implicava tante responsabilità. Allenarsi con un fuoriclasse come Frank ti spinge a dare sempre il meglio, a rimanere concentrato per provare a sfruttare le sue giocate. Ha una qualità fuori dal comune e, anche a livello di leadership, ha un impatto che si nota ogni volta che entra in campo”.

Bonazzoli, invece, sta risultando prezioso a suon di gol.

“È un attaccante che mi piace tanto, perché può giocare in più ruoli senza perdere il guizzo vincente. Ha fatto bene sia come prima che come seconda punta, andare in doppia cifra con una neopromossa è davvero complicato. Secondo me, è il calciatore ideale per la Salernitana: ha grinta e personalità, che sono due fattori essenziali per entrare nel cuore dei tifosi”.

Anche l’Udinese, quest’anno, può contare su numerosi giovani promettenti. Chi le piace dei bianconeri?

“Su tutti, Molina e Deulofeu, che Nicola dovrà tenere d’occhio per evitare spiacevoli sorprese. Beto ha le carte in regola per diventare, magari fra un anno, un gioiellino da vendere alle big europee, ma anche a centrocampo ci sono dei calciatori di prospettiva. Penso a Makengo, Udogie e anche Samardzic, che ha sofferto l’impatto con la Serie A ma dal punto di vista qualitativo non si discute e lo dimosterà nella prossima stagione. Dopo alcuni anni di transizione, l’Udinese ha di nuovo tanti ragazzi pronti per l’exploit: mi auguro che presto possano tornare nella parte alta della classifica”.

Qual è il ricordo più bello delle sue esperienze a Udine e Salerno?

“Porto nel cuore la qualificazione in Champions con l’Udinese, che ancora oggi è motivo di grande orgoglio per il club. Quanto alla Salernitana, potrei raccontarne mille. A livello personale, la doppietta nel 2-0 contro il Napoli, in un derby di Coppa Italia, mi ha lasciato delle sensazioni che ancora oggi non riesco a descrivere. Resta indimenticabile, però, anche la prima gara in casa, all’Arechi, cinquant’anni dopo l’ultima volta in Serie A: c’era un’atmosfera pazzesca, con i tifosi che regalavano uno spettacolo mozzafiato. In quell’istante, ho capito cosa significasse indossare la maglia della Salernitana”.

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