Di Gregorio e la tradizione Juve
Di Gregorio ha alle spalle una sola amichevole con la Juventus, la sconfitta di sabato contro il Norimberga, ma ha già potuto constatare il significato di indossare la maglia bianconera. «È vero, questa maglia pesa perché c’è una storia e c’è ambizione perché ci si aspetta sempre tanto, come è normale che sia. E’ un club storico. Quando arrivi a certi livelli è normale sentire la pressione: questo ci spinge al massimo per fare il nostro meglio oltre i nostri limiti». Con Di Gregorio in porta si riannoda il filo della tradizione dei grandi portieri italiani che hanno difeso la Juventus, da Zoff a Peruzzi, da Buffon a Tacconi. «La storia della Juventus parla da sola, ha sempre avuto portieri di livello mondiale. Sono orgoglioso di essere qui. Spero di lasciare il segno come hanno fatto i mostri sacri che mi hanno preceduto. Per struttura fisica ricordo un po’ Peruzzi, il tempo dirà se ci assomiglio: il mio obiettivo è quello di continuare a crescere e a migliorarmi».Nel segno della tradizione anche in maglia azzurra. «Voglio dare il massimo e togliermi delle soddisfazioni. Sicuramente la Nazionale resto un obiettivo. Ci penso. Servirà tanto lavoro e sacrificio, ma so che sono nel posto giusto». Non ha ancora avuto modo di parlare con Buffon, ma ha letto quello che l’ex capitano bianconero ha detto su di lui. «Belle le parole che Buffon ha speso su di me, le ho ascoltate con piacere e orgoglio: parliamo del più grande portiere della storia. Buffon è stato uno dei miei idoli da bambino insieme con Handanovic».
Di Gregorio, l’abilità con i piedi
Acquistato per 18 milioni (4,5 di prestito, 13,5 per il riscatto obbligatorio) più due di bonus, il 27enne milanese arriva alla Juventus nel clou della sua carriera, voluto fortemente non soltanto da Giuntoli ma pure da Thiago Motta anche per la sua abilità nel gioco con i piedi. «Il tecnico non pretende cose così strane – sottolinea -, ci chiede di avere personalità e di partecipare alla manovra: penso sia importante perché il calcio è cambiato. Anche noi portieri siamo molto più coinvolti, è un aspetto che piace. Tutti noi vogliamo essere utili e fare quello che vuole il tecnico. Ci si arriva con il lavoro: non è semplice rispetto al passato, partecipare con i piedi ed essere bravi tecnicamente, ma credo fermamente che qualsiasi cosa si possa fare». La settimana di ritiro in Germania ha permesso all’ex Monza di fortificare sia il gruppo portieri sia il gruppo squadra. «Ho un bel rapporto con Perin e Pinsoglio, ci siamo trovati subito. Ci conoscevamo già prima: anche da avversari la chiacchiera e il saluto si scambia sempre. Non ho mai visto un gruppo così unito dal primo giorno. Bellissimo il rapporto, stiamo lavorando bene».
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