De Ligt da ricostruire: nell’Olanda non è più titolare, e anche nella Juve…

Quante spine nell’inizio di stagione del difensore bianconero, insufficiente nelle prime due partite di campionato. Alle prese con una concorrenza che non fa regali, in nazionale come a Torino, e soprattutto con le aspettative non solo tecniche legate allo stipendio più alto del club, ora che non c’è più Ronaldo

Le botte di autostima sono diverse dall’ultimo paio di passaggi di Matthijs De Ligt con la propria nazionale. Iniziato con legittima ambizione, l’Europeo era finito già agli ottavi con l’espulsione contro la Repubblica Ceca. In questa sosta, al ritorno in maglia oranje per la prima volta dopo Euro2020, in due partite su tre non è neanche entrato: “Come mai prima De Ligt era sempre titolare? Beh, l’allenatore non ero io”, ha risposto Louis Van Gaal, nuovo c.t. dell’Olanda, come se si parlasse di uno qualsiasi. Certo, se gli altri due sono De Vrij e Van Dijk… Ma se è per questo anche alla Juve c’è nientemeno che la coppia centrale campione d’Europa, Bonucci-Chiellini. Ma se sei De Ligt dipende da te, chiunque siano i compagni di reparto.

IL SUO INIZIO BIANCONERO

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La stagione è lunga e il gioco si farà duro ben più avanti, all’ultima uscita in bianconero era ancora calcio d’agosto, per quanto già con i tre punti in palio. Ma anche con la Juve le prime due partite ufficiali della stagione di De Ligt non sono state un manifesto di autorevolezza. Due insufficienze nelle pagelle della Gazzetta dello Sport: 5,5 sia contro l’Udinese che l’Empoli, con nomi come Okaka e Cutrone che entrano nel giudizio sull’olandese per spiegarne il voto. Anche se poi il centrale di difesa è l’ultimo baluardo (il penultimo, poi c’è il portiere) a cui chiedere di tappare buchi che nascono spesso altrove.

TEMPI DI ADATTAMENTO

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Di mezzo c’è anche il reciproco adattamento con le idee di Allegri, che non aveva lavorato con l’olandese nella sua precedente vita juventina: “Mi sento bene con lui, lui mette tanta attenzione nella fase difensiva, questo secondo me è molto importante nel calcio – ha detto nelle settimane scorse De Ligt del nuovo corso tecnico -. Mi sento bene, ho lavorato tanto, sto fisicamente bene, sono contento”. Già, perché da mettere in conto ci sono anche i tempi tecnici per mettere in moto, cioè in condizione, i giocatori di maggiore fisicità, anche se De Ligt si era presentato in ritiro tiratissimo, a un occhio esterno.

STIPENDIO E ASPETTATIVE

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Il tema è anche imparare a convivere con l’evidenza che lo stipendio da fenomeno genera attese conseguenti: dopo la partenza di Cristiano Ronaldo è Matthijs De Ligt il giocatore più pagato della Juve, con i suoi otto milioni al netto dei premi, diventato il benchmark a cui fa riferimento anche Paulo Dybala nella trattativa per il rinnovo. Una posizione che crea naturali aspettative in termini innanzi tutto tecnici ma anche di personalità e leadership. Niente per cui De Ligt non sia pronto. Sullo sfondo pure la questione della Juve del futuro in cui, se la Joya è il capitano designato, al suo fianco anche l’olandese ha il physique du rôle per essere a sua volta un fondamento irrinunciabile.

A SCUOLA

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Come arrivarci, l’olandese ce l’ha di fronte agli occhi tutti i giorni. Perché Chiellini e Bonucci sono sì una concorrenza fuori categoria per una maglia al centro della difesa, al punto da far tornare sul tavolo le idee di una linea a tre con De Ligt sul centro-destra per non rinunciare a nessuno. Ma sono anche una palestra unica, non solo per perfezionare l’arte della difesa da una scuola molto diversa da quella che all’Ajax aveva portato Matthijs sulla ribalta mondiale, ma anche un modello di personalità senza pari, il migliore che potesse capitargli.

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