Davide Lippi: "Chiellini, gli Usa ora per tornare alla Juve domani"

Davide Lippi, quando ha conosciuto Giorgio Chiellini di cui è il procuratore storico?

«La prima volta che l’ho visto giocare è stato all’Europeo Under 16 in Inghilterra nel 2001. In quell’Italia c’erano Giorgio, Pazzini, Aquilani, Lodi».

Che impressione le fece?

«Ottima, Giorgio svettava gia allora per la fisicità, giocava terzino sinistro e su quella fascia dominava. Vidi la partita, poi aspettai i genitori fuori e feci una chiacchierata con la mamma. Fu il primo contatto con la sua famiglia».

Da allora avete iniziato un percorso professionale insieme…

«Ci siamo apprezzati: all’epoca lavoravo alla Gea, firmò la procura con noi. Quando scoppiò Calciopoli parlai con i miei atleti spiegando che mi avrebbero sospeso per un po’ il patentino e che erano liberi di accasarsi altrove se lo volevano. Chiellini si dimostrò la persone che è: non mi abbandonò. Ventidue anni… siamo cresciuti insieme: lui è diventato un campionissimo, io nel 2007 ho fondato con Carlo Diana la Reset Group che ha avuto in Giorgio la pietra miliare».

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Vi lega anche una profonda amicizia…

«Un’amicizia enorme e una stima reciproca. Io mi emoziono a parlare di Giorgio… Mi dice sempre che soltanto io e sua nonna quando lo guardiamo gli diciamo “quanto sei bello”. Giorgio è unico, completa tutte le persone che ha vicino. Una figura fondamentale, è una delle poche persone che c’è quando ho bisogno di sfogarmi: parliamo di tutto e non è mai banale, tutto quello che dice lascia il segno, anche per la forma in cui lo dice, in maniera pacata e con il sorriso. È la migliore persona che ho conosciuto nel mondo del calcio, sono orgoglioso di averlo rappresentato e di essere suo amico. E tutto ciò che farà sarà sempre di livello altissimo».

In tutti i suoi rinnovi con la Juve che cosa ha prevalso?

«Quella tra Giorgio e la Juve è una storia d’amore, non c’è mai stato un momento in cui il rapporto è stato messo in discussione. E a ogni rinnovo la Juve ha sempre riconosciuto a Giorgio il valore in campo e fuori».

Nel 2007 è stato però a un passo dalla Premier…

«Veramente il club che ha fatto più forti pressioni è stato il Real Madrid di Mourinho. Ricordo le chiamate di Bronzetti, le carte false del presidente Perez, poi non se ne fece nulla. E il Real prese Carvalho».

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Altri club che lo hanno avvicinato?

 «Il rapporto con la Juve era talmente forte che in pochi si fecero avanti. Giusto il Real vantava la velleità di poterlo portare a Madrid. Il Manchester City e il Tottenham chiedevano, insistevano, io parlavo con Giorgio e venivo rispedito al mittente».

Ieri sera è stato emozionante...

«Sono andato allo stadio con lo zaino pieno di fazzoletti, alla fine piangevamo tutti. C’erano la famiglia, gli amici, più di cento persone in tribuna. Lui era sereno, ma forse non si stava ancora rendendo conto. Mi è venuto in mente l’ultima partita di Del Piero: ero a casa a Viareggio con mio papà e abbiamo pianto davanti alla tv».

Adesso l’esperienza negli States poi il ritorno in bianconero: alla Continassa ha già la scrivania pronta.

«È assodato che l’esperienza americana è anche in funzione di un domani a Torino. Giorgio ha sempre espresso il desiderio di un percorso formativa all’estero: è uno dei pochi atleti con una laurea in Economia, ha un’intelligenza straordinaria. E’ un investimento per la Juve, che resta al centro del suo mondo. L’anno e mezzo negli States gli permette di continuare a fare quello che più ama e cominciare a sviluppare una carriera dirigenziale. Tornerà con la padronanza della lingua e un bagaglio importante».

Lei lo seguirà in America?

«È una grande opportunità anche per lo sviluppo della Reset Group. Dopo aver portato tanti atleti in Cina, Giorgio sarà il primo nella MLS».

 Lei lo ha fatto anche recitare…

«Occupandoci degli atleti a 360 gradi, abbiamo gestito i diritti di immagine e commerciali. Siamo soddisfatti delle campagne pubblicitarie perché sono emersi i valori di Giorgio: con lui tutto diventa facile visto lo spessore della persona e la sua intelligenza».

Se dovesse trovare dei difetti a Chiellini?

«Si fa fatica. Essendo un leader a volte è un po’ permaloso e testone. Però sa ascoltare».

 Esiste in giro un altro Chiellini?

«Ci sono altri difensori forti, ma io conosco anche le qualità umane di Giorgio e quindi diventa difficile trovarne uno alla sua altezza. Negli anni è migliorato e deve la sua crescita alla brillante intelligenza e all’applicazione».

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In che cosa è cambiato?

«All’inizio faceva il terzino, gli serviva più corsa, al centro invece conta l’applicazione mentale, è cresciuto grazie alla testa e all’umiltà. Non si diventa Giorgio Chiellini per caso. Lui programma tutto: riposo, pasti, allenamenti. È sempre il primo ad arrivare all’allenamento e l’ultimo ad andare via. Era un capitano nella testa fin da giovane».

I prossimi step?

«Il 1° giugno ci sarà l’addio alla Nazionale nell’amichevole di Wembley, poi un po’ di vacanza, ma visto che il mercato americano apre il 7 luglio, sono sicuro che dal 20 giugno Giorgio riprenderà la preparazione perché vorrà arrivare in forma nella nuova squadra».

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Dybala invece dove andrà?

«Mi auguro rimanga in Italia. L’Inter può essere una buona soluzione, lui è un giocatore da grandi squadre».

Al posto di Lautaro?

«O di Sanchez».

Che mercato sarà quello estivo?

«Divertente dopo che negli ultimi anni siamo ricorsi alla fantasia perché c’erano poche risorse. E precoce: con i Mondiali invernali si entrerà subito nel vivo».

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