Darwin Nuñez, l’acquisto più costoso nella storia del Benfica

Ora si trova in quarantena, venerdì ha fatto il tampone ed è stato trovato positivo al Covid, appena sceso dall’aereo che lo aveva riportato a Lisbona da Montevideo. Darwin Nuñez è in isolamento a casa, gioca con la playstation e legge, il Benfica lo aspetta: il centravanti uruguaiano ha saltato sabato la partita vinta per 1-0 in Coppa del Portogallo contro il Paredes e giovedì dovrà rinunciare alla sfida di Glasgow con i Rangers, nel quarto turno della fase a gironi di Europa League.

La stima di Tabarez

Nell’immaginario collettivo dei tifosi uruguaiani, Darwin Nuñez è l’erede di Suarez e Cavani, è l’anello che deve unire presente e futuro. E anche per il ct Oscar Tabarez, che cammina con le stampelle e lotta contro una malattia degenerativa, senza rinunciare all’amore per il calcio, può diventare uno dei simboli della “Celeste” con Bentancur.

La serie B spagnola

Il Benfica l’ha scoperto nell’Almeria, club di proprietà dello sceicco Turki Al-Sheik. Ha speso 24 milioni per portarlo in estate a Lisbona. A scegliere Nuñez è stato il direttore generale Rui Costa, che ha rinunciato a Cavani, alla tentazione di ingaggiare gratis Edinson, per non correre il rischio di togliere spazio e soffocare questo talento. Nuñez è diventato l’acquisto più costoso nella storia di un club che faceva sognare – negli Anni Sessanta – con Eusebio, Mario Coluna, José Aguas, Germano, Antonio Simões: la squadra era allenata dall’ungherese Bela Guttmann e conquistò la Coppa dei Campioni nel 1961 e nel 1962 fermando il dominio del Real Madrid.

La storia

Nuñez ha ventuno anni, è nato il 24 giugno del 1999 ad Artigas, nel quartiere “el Pirata”, al confine con il Brasile e vicino al fiume Cuareim. E’ alto un metro e 87, è l’orgoglio dei suoi genitori: il papà Bibiano ha sempre fatto l’operaio, mentre la mamma Silvia è casalinga. Una storia di sacrifici e povertà, come ha raccontato: spesso il suo unico pasto gli veniva garantito dalla scuola. Ha cominciato la carriera nell’Artigas, poi è arrivata la chiamata del Peñarol grazie a José Perdomo, ex mediano del Genoa, che lo notò durante una partita con il Bella Union. Si è trasferito in pullman a Montevideo, viveva a Tres Cruces, nella foresteria del Peñarol: anche suo fratello Junior giocava nel settore giovanile del club giallonero. Quando aveva sedici anni ha rischiato di smettere: due infortuni gravi al ginocchio destro (prima la lesione del legamento crociato, poi la frattura della rotula). Fu operato dal dottor Daniel Rienzi presso l’ospedale “Español” di Montevideo, è stato fermo per diciotto mesi. Il 13 novembre ha segnato alla Colombia (3-0) il suo secondo gol in quattro partite con la nazionale: il primo lo aveva festeggiato contro il Perù.

La clausola

Ha firmato un contratto fino al 2025 con il Benfica, che si è cautelato inserendo una clausola da 150 milioni. I suoi procuratori sono Chino Lasalvia e Gerardo Rabajda. Jorge Jesus, il tecnico portoghese, gli riconosce potenzialità da top-player: è ritornato a Lisbona a luglio, dopo aver vinto con il Flamengo cinque trofei (tra i quali la Coppa Libertadores, la Recopa Sudamericana e il Brasileirão), restando subito colpito dal valore di Nuñez, che si è presentato ai suoi nuovi tifosi in Europa League con una tripletta al Lech Poznan e con un gol ai Rangers nella gara d’andata. Anche in campionato ha brillato spesso: cinque assist e una rete al Belenenses.

Tre maglie

Il Benfica ha messo sul tavolo 24 milioni per vincere l’asta aperta dall’Almeria, dopo che Nuñez aveva dato spettacolo nella serie B spagnola (sedici gol in trenta partite). In dodici mesi, il centravanti ha cambiato tre maglie: è stato lanciato e ceduto dal Peñarol per sette milioni, ha sfruttato in pieno l’opportunità ricevuta dall’Almeria e ora è il numero 9 del Benfica. Nuñez si era già fatto conoscere nelle nazionali giovanili dell’Uruguay. Con l’Under 20, sotto la guida di Fabian Coito, aveva partecipato al Sudamericano in Cile, e sotto la direzione di Gustavo Ferreyra si era distinto ai Mondiali di categoria in Polonia. Nella squadra Under 22, sempre con Ferreyra in panchina, era stato convocato per i Giochi Panamericani a Lima.

   

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