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Dallo slalom all’Inghilterra alla punizione contro la Juve. Maradona, i 10 gol più belli

Dieci reti indimenticabili dalla meravigliosa collezione di perle del Pibe

Andrea Schianchi

29 ottobre – Milano

Una sola parola, con la lettera finale allungata in un urlo disumano: Maradonaaaaa!!! È il simbolo sonoro della gioia, dello stupore, dell’impossibile che si fa reale. Tantissimi sono i gol realizzati da Maradona in carriera e fare una scelta dei più belli è davvero complicato.

Come ogni scelta, che prevede un giudizio di valore basato sulle emozioni personali e non su dati oggettivi, anche questa classifica è figlia della soggettività. Dunque, parziale e lacunosa. Ma sono comunque dieci attimi di bellezza pura che riconciliano con il gioco del calcio.

1

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È il 22 giugno 1986 e il calcio s’illumina d’immenso. Allo stadio Azteca di Città del Messico, nella sfida contro l’Inghilterra, Diego Armando Maradona disegna sul prato verde la Grande Bellezza. Supera in slalom, neanche fosse uno sciatore, sei avversari, partendo dalla sua metà campo, e alla fine, dopo aver dribblato pure il portiere Shilton in disperata uscita, deposita il pallone in rete con una semplicità disarmante. La Fifa lo ha scelto come gol più bello del secolo. In questo caso il calcio è arte pura, poesia recitata con i piedi.

2

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Il 20 ottobre 1985 è una domenica che gli appassionati non dimenticheranno facilmente: la scena madre accade al San Paolo di Napoli dove i partenopei sono impegnati contro il Verona. Maradona riceve un lancio lungo proveniente dalle retrovie, si trova sulla trequarti del campo, doma la sfera con il piede sinistro e, senza pensarci due volte, avendo visto il portiere del Verona leggermente fuori dai pali, sempre con il sinistro disegna una frustata che va a infilarsi proprio all’incrocio. Tecnica, fantasia, istinto: c’è tutto in questo gesto che un giocatore normale nemmeno oserebbe immaginare.

3

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Il fuoriclasse è colui che rende possibile ciò altri vedono come un ostacolo insormontabile. Il 3 novembre 1985, al San Paolo, l’arbitro fischia una punizione a due nell’area della Juve. Maradona va sul pallone, ma non c’è materialmente lo spazio per far passare la sfera sopra la testa degli avversari e poi, grazie a un tocco raffinato, aspettare che discenda e s’infili in porta. Diego calcola la traiettoria, si fa toccare il pallone da un compagno, e lo indirizza proprio dove la sua fantasia aveva immaginato che finisse. È un gol leonardesco per precisione e applicazione di un rigoroso metodo scientifico.

4

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Un conto è segnare quando si gioca in cortile con i propri amici, un conto è fare le stesse cose sublimi, eccezionali, quando tutto il mondo ti guarda e la tensione rischia di imprigionarti i muscoli. Semifinale del Mondiale, 25 giugno 1986, Maradona si porta a spasso tutti i difensori del Belgio, li stordisce con finte e controfinte correndo da destra verso sinistra, si aggiusta il pallone e, quando capisce che è arrivato il momento giusto, calcia in diagonale lasciando tutto lo stadio a bocca aperta. In quell’azione Diego, con il suo movimento elegante e allo stesso tempo rabbioso, si porta dietro tutta l’Argentina che in lui riconosce l’eroe assoluto.

5

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È il 10 novembre 1985, stadio San Siro, Inter-Napoli. Giordano va sulla destra e crossa sul secondo palo. Maradona si fa trovare pronto all’appuntamento, stoppa il pallone di petto e, senza lasciare che tocchi terra, lo colpisce di sinistro mandandolo verso l’angolo più lontano. Anche in questo caso Diego fa sfoggio di un equilibrismo da circense, non perde la coordinazione, tiene gli occhi fissi sulla porta perché sa dove spedire il pallone e, nello stesso tempo, bada a calcolare la forza del tiro, che non deve essere troppa né troppo poca. Dosa con saggezza la potenza e alla fine si gode il momento della meritata esultanza.

6

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Di gol su punizione Maradona ne ha segnati tantissimi, ma ce ne sono alcuni più importanti di altri. Perché a volte una rete può essere una porta aperta sulla speranza. È il 1° maggio 1988, al San Paolo il Napoli si gioca lo scudetto contro il Milan di Sacchi, di Baresi e di Gullit. I rossoneri sono in vantaggio 1-0, dominano. Allo scadere del primo tempo, punizione dal limite dell’area a favore del Napoli: i tifosi trattengono il fiato, Diego va sul pallone e disegna una meravigliosa palombella. 1-1, partita riaperta proprio poco prima dell’intervallo. Poi, nella ripresa, il Milan dilaga, ma Maradona ha fatto il suo dovere: ha regalato una luce di speranza.

7

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L’ultima volta chi se la dimentica. Mondiali di Usa ’94, Maradona è ormai al tramonto, ma il talento non va mai in pensione. Partita tra Argentina e Grecia, il 21 giugno 1994. Un fraseggio al limite dell’area avversaria che sembra un assolo di jazz, velocissimo, impossibile da seguire a occhio nudo se non lo si rallenta. E alla fine di questo momento di magìa, il colpo finale, la nota definitiva: Diego, come fosse Charlie Parker con le labbra incollate al sassofono, stoppa e tira con un precisione scientifica e una rapidità di esecuzione che farebbe invidia a un computer. E poi, appagato anche lui da tanta bellezza, va a sfogare la sua allegria mettendo il volto davanti alla telecamera: è l’immagine definitiva del genio.

8

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Gli avversari, specialmente se sono nella loro area di rigore, per Maradona diventano birilli da saltare. In quell’attimo, con il pallone ai piedi, Diego non pensa ad altre soluzioni che non prevedano il dribbling e il tiro in porta. Il 26 aprile 1987, al San Paolo, contro il Milan, si porta a spasso i difensori come un padrone farebbe con i suoi cagnolini, li conduce esattamente dove lui ha deciso che debbano andare, invita il portiere all’uscita e lo infila senza pietà. Non c’è schema in quello che fa: soltanto istinto, talento, improvvisazione che diventa arte.

9

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Ha da poco compiuto ventun anni, ma di lui già si parla come del più forte calciatore del mondo. Boca Juniors contro River Plate, a Buenos Aires, non è una partita, ma un’autentica battaglia che si gioca in campo e sugli spalti. E lui, Maradona, è stato insignito della carica di generale dai tifosi del Boca che lo venerano e lo seguirebbero ovunque. Però c’è bisogno di qualcosa di speciale per meritarsi quel ruolo, per guadagnarsi l’affetto del popolo. Così il giovane Diego, partendo dalla fascia destra, mette a sedere tutti i soldati del River che si sono parano davanti e conclude la sua azione con un tiro sotto la traversa. E’ il 1° novembre 1981, il giorno in cui Maradona viene incoronato re. Di più: imperatore.

10

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Nei gol di Diego c’è destrezza, c’è talento, c’è arte, e c’è pure astuzia. Che non è semplice e banale furbizia, ma rappresenta la capacità di sfruttare, con un semplice colpo d’occhio, la situazione che si è venuta a creare sul campo. È il 2 settembre 1984, Maradona è arrivato da poco in Italia. La partita è Pescara-Napoli, gli occhi di tutti gli spettatori sono puntati su di lui. E lui, in capo a un’azione testarda nel cuore dell’area avversaria, tira e si vede ribattere la conclusione dal portiere. A quel punto a terra, con le spalle girate alla porta, il pallone si alza leggermente e Diego s’inventa una rovesciata con il sedere appoggiato al prato. Lento e beffardo il pallone finisce in rete. Dove non è arrivato con il talento, è giunto con l’astuzia.