Dall’Inter all’Inter, gol e mercato. Lichtsteiner presente, lo Swiss Express corre ancora veloce

In panca non ci sa stare. Lui no, meno di tutti. Più forte di ogni cosa, da sempre e sì, forse per sempre. Perché se lo metti in panca, lui si arrabbia. E’ fatto così. Vuole vincere e fa di tutto per farlo: “E se non ci riesco, mi incazzo!”. Parole forti, ma perdonateci, alla fine è farina del suo sacco. Di Stephan Lichtsteiner. Utile a spiegarlo bene. Ieri in gol contro l’Inter di de Boer, che poi ha vinto per 2-1. Ma tant’è, segna lo svizzero. Un po’ inaspettato a dire il vero, perché con gli arrivi di Dani Alves e Cuadrado, a detta di tutti, non avrebbe più giocato. Sentenze. Vuoi perché un ciclo può finire, vuoi perché proprio l’Inter si era fatta avanti sul mercato. Vuoi per l’esclusione dalla lista Champions. Tante motivazioni. Ma ieri, proprio contro i nerazzurri, Lichtsteiner ha risposto “presente”. PRE-SEN-TE. Sì, lo Swiss Express corre ancora (e si inserisce, visto che gol da punta vera?). Motivo: perché Lichtsteiner, di quel “tutti”, se n’è sempre fregato alla grandissima. Poche chiacchiere, solo fatti: “Ho sempre dato tutto per difendere questa maglia e continuerò a farlo, fino alla fine”.

Promessa mantenuta, questione d’orgoglio. Per se stesso, per i tifosi bianconeri, specie per loro forse, che in questi cinque anni di successi l’hanno sempre sostenuto. Quasi 200 presenze, 15 gol, 24 assist, cinque scudetti. Lo schema Pirlo-Lichtsteiner diventato celebre: “Mi passi il sale?”. Storici siparietti – a tavola – per far capire l’intesa tra i due. Protagonista in campo e fuori, oggi senatore. Merito di quella “trasformazione contiana” in terzino offensivo da 3-5-2. “Lichtsteiner è una mia creatura”. Passi avanti rispetto alla parentesi laziale, “importantissima per crescere”. Su e giù lungo la fascia, dribblando il mercato e pure i nerazzurri, che in estate l’avevano cercato. Ma lui niente, non ha mai spinto per andarsene (e la Juve non l’avrebbe mai venduto in Italia, solo all’estero). Licht ha preferito restare “aggrappandosi” all’opzione per il rinnovo di contratto (in scadenza a giugno). Decisioni societarie che avranno luogo poi. Intanto, il treno svizzero corre veloce, più delle critiche. Fermandosi poco. Giusto per un problema al cuore che però, dopotutto, l’ha fatto riflettere: “Ho pensato di smettere, è vero. Per due mesi non ho pensato al calcio”.

Testa alla famiglia. Infine il ritorno, con gol, contro il Borussia M’gladbach in Champions League, poi sfumata al fotofinish contro il Barcellona: “Rosico ancora”. Rimasugli di una romanità rimasta nell’indole. “Insomma, che te devo dì?”. Rispose così, in dialetto, alla sua prima conferenza stampa da giocatore della Juve: “Sono arrivato a Roma senza parlare una parola di italiano, è normale”. Immaginiamo. Ora, sei anni dopo, Lichsteiner è ancora lì, pronto a rispondere presente. Ancora, sempre. Allegri ci crede. Lo lancia titolare, lo sprona, fa leva sulla voglia di riscatto e sull’orgoglio. Sull’indole da combattente, anche a 32 anni: “Tirarmi indietro? Mai! Lavoro, vinco”. “E segno pure”. Talismano. Dani Alves, Cuadrado. Ok, ci sono e ci saranno. Ma insieme a loro c’è anche Lichtsteiner, lo svizzero che all’inizio parlava romano e che ora è più bianconero di tutti. Guerriero, treno. Un no-stop senza fermate, da bandierina a bandierina. Dritto per la sua strada. Lo Swiss Express corre (ancora) veloce.

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