Dai gol con Sarri, agli scontri social e il no all’Italia: dov’è finito Zaccagni?

La discussa festa all’Olimpico, le liti con Zaniolo e la decisione di lasciare il ritiro della Nazionale: la Lazio lo difende

I primi mesi dell’anno li ha vissuti da super eroe. Simbolo del momento migliore di una Lazio finalmente sarriana, debuttante nella Nazionale della ripartenza in Turchia, dopo la mazzata dell’eliminazione mondiale dalla Macedonia. E poi la sempre più pubblica storia d’amore con Chiara Nasti. Mattia Zaccagni sembrava davvero il personaggio di quella filastrocca sull’ala sinistra, capace di involarsi e “insaccare in un rettangolo di gioia”. I suoi primi assaggi di 2022 erano stati bim bum bam: quattro gol in campionato, uno in Europa League, persino uno dei pali più famosi della stagione, quello con l’Atalanta decimata dal Covid. È bastata qualche settimana però per ribaltare la scena e l’anno della consacrazione, il momento in cui a quasi 27 anni hai finalmente la patente del “questo è proprio forte”, s’è perso da qualche parte. Fino all’antipatico episodio con cui è calato il sipario dell’annata, un vorrei ma non posso in Nazionale che pur con il libretto di giustificazioni firmato – la Lazio ha diffuso un lungo comunicato per spiegare che la rinuncia alla Nations League di Zaccagni e Lazzari è legata “a condizioni fisiche che non permettevano di proseguire negli allenamenti per riacutizzazioni di problemi fisici preesistenti” – non ha decisamente entusiasmato il c.t. Roberto Mancini e il presidente federale Gabriele Gravina.

Il tormentone

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Un’altra puntata negativa per Zaccagni dopo il tormentone che i frequentatori delle cose calcistiche hanno ormai imparato tutti a memoria. Il laziale ha scelto di fare un gol all’Olimpico da solo. Nel senso che per annunciare il sesso di suo figlio, ha scelto niente meno che lo stadio dove ormai da mesi ha cominciato a fare il suo mestiere. Una festa con tanto di rigore tirato a porta vuota in solitudine e tabellone dell’Olimpico in cui compare la scritta intermittente “It’s a boy”. Una libera scelta. Tanto più se ti puoi permettere di spendere 60mila euro per questo, certamente un privilegio di cui i comuni mortali non possono godere come ha sottolineato Chiara Nasti dall’alto dei suoi due milioni di follower. Ma lo stadio è lo stadio, l’Olimpico è l’Olimpico, è un po’ casa di tutti. E se tu accendi i riflettori non ti puoi sorprendere che qualcuno, ovviamente sui social, dica: “Ma che roba è?”. Certo quando questa domanda diventa un insulto, magari mascherato da sfottò, supera il confine della tollerabilità. Fatto sta che in questa storia si è innescato pure lo stucchevole botta e risposta post vittoria della Roma in Conference League, il sorrisino di Zaniolo e la frase dei tifosi “il figlio di Zaccagni è di Zaniolo”, la risposta non proprio da massimo dell’eleganza dell’ex Chiara a base di “gamberetti”, ritirato dopo qualche minuto a buoi, cioè clic, già scappati.

Luci spente

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Fino alla rinuncia azzurra di queste ore. È probabile che ora, al di là dei controlli medici annunciati dalla Lazio e sperando che il recupero possa avvenire nel più breve tempo possibile, a Zaccagni farà bene spengere qualche luce intorno a sé. Per godersi la gioia di diventare padre non ci sarà bisogno di un altro Olimpico. Dove peraltro dovrà tornare per la sua stagione della verità. La Lazio lo riscatterà, per Sarri il ragazzo di Cesena vissuto con il poster di Del Piero in camera, è una certezza.

Stagione della svolta

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L’importante sarà cominciare bene la stagione, l’ultimo autunno è stato particolarmente tribolato quanto a infortuni, e interpretare sempre meglio quel ruolo di incursore di fascia che il tecnico toscano gli ha ormai definitivamente cucito addosso al suo arrivo a Roma. Lo aspetta, però, anche un’altra sfida. Non facile. Perché il c.t. non deve aver gradito e quel suo “stavano bene, sono sorpreso” riferito al forfeit di Zaccagni e del suo compagno di squadra Lazzari, potrebbe non esaurirsi nel giro di qualche giorno. Nell’agenda del laziale ci sarà dunque anche questo: tenere aperto un canale con Mancini. Magari con l’aiuto di Sarri e del suo gioco.

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