D’Agostino: “Ecco perché Baka fatica al Napoli. Vi racconto l’estate 2009”

Gaetano D’Agostino è stato uno dei centrocampisti italiani più talentuosi degli ultimi tempi. Nato trequartista, nel corso della sua carriera, ha giocato anche da mediano e da mezzapunta, per poi trasformarsi definitivamente in un regista ‘totale’. Famosa la sua capacità nel tirare chirurgicamente i calci di punizione. Ne sanno qualcosa i tifosi di Roma, Bari, Messina, Udinese, Fiorentina, Siena, Pescara, Benevento, Lupa Roma e Fidelis Andria: tutte le squadre in cui ha giocato. Una volta appesi gli scarpini al chiodo, D’Agostino ha iniziato a svolgere la professione di allenatore. E, dopo aver guidato Anzio, Virtus Fancavilla e Alessandria, ora siede sulla panchina del Lecco, compagine che ha trascinato ai playoff di Lega Pro.

Il tecnico è intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni di parlare delle principali vicende del calcio italiano e per fare il punto della situazione in casa Napoli in vista dei prossimi impegni azzurri contro Udinese e Fiorentina. Di seguito l’intervista.

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L’intervista a Gaetano D’Agostino

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Salve Mister, innanzitutto complimenti per quello che sta facendo alla guida del Lecco. L’anno scorso ha salvato la squadra, quest’anno l’ha trascinata ai playoff di Lega Pro. È soddisfatto di quest’esperienza?

“Certo, anche perché in quanto a risultati è stata l’annata più bella degli ultimi quarant’anni del club. Rimane il rammarico per non essere andati più avanti nei playoff, ma avevamo otto indisponibili nella partita di domenica. Sono state tante le assenze che ci hanno penalizzato. Nonostante non ci sia stato il lieto fine, è stata un’esperienza molto bella in una piazza veramente fantastica. I tifosi del Lecco sono meravigliosi, dopo la partita ci hanno incitato e ringraziato con dei cori. Anche io voglio ringraziare loro. Quest’avventura non solo ha contribuito alla mia formazione professionale, ma mi ha anche coinvolto emotivamente”.

La vedremo ancora sulla panchina di lombardi per tentare di completare l’opera?

“Per quanto riguarda la mia permanenza, attendo ancora novità. Non so rispondervi precisamente ora, ma credo che probabilmente le strade si divideranno”.

La pazza estate del 2009 tra Napoli, Real Madrid e Juve: quanto è stato vicino realmente ad ognuna di queste tre squadre?

“Realmente sono stato vicino a tutti e tre i club. Rifiutai il Napoli, perché già avevo trovato l’accordo con la Juventus. Non aver accettato la destinazione azzurra, ancora oggi, è l’unico grande rimpianto della mia carriera. Se avessi detto ‘sì’ l’operazione si sarebbe chiusa nel giro di 24 ore. Successivamente saltò anche l’accordo con i bianconeri. Pure per passare al Real Madrid era tutto quasi fatto: raggiunsi l’intesa per il contratto con i blancos, ma l’Udinese e gli spagnoli non riuscirono a trovarsi sul prezzo del cartellino. Dunque, tre piste molto calde, ma nessuna poi si è concretizzata”.

“Gattuso? È un piacere vedere giocare il Napoli”

Spezia napoli gattuso de laurentiis
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Che ne pensa dello sfogo del presidente del Benevento Vigorito?

“Non conosco bene le dinamiche, ma posso dirti che il rigore c’era. Ho rivisto le immagini ed era netto. Quindi, dal momento che si giocava una partita molto importante, posso comprendere lo sfogo di Vigorito. Rabbia e frustrazione sono normali. Quando ti giochi la salvezza, in uno scontro diretto, i punti sono molto pesanti. Massimo rispetto per il presidente e per l’ambiente Benevento, perché ci ho giocato e vi posso garantire che sono rispettivamente una persona seria ed una piazza fantastica”.

Che ne pensa della situazione di Gattuso e del suo rapporto con De Laurentiis?

“Credo che l’allenatore debba essere giudicato per quello che fa vedere sul campo. Non penso che sia rilevante se i tecnici sono simpatici o meno, o che per forza si debba avere un rapporto rose e fiori con la società. È normale che il periodo negativo che il Napoli ha attraversato abbia innescato un po’ di diatribe o incomprensioni. Non dimentichiamoci il Covid e gli infortuni, però, nel bilancio. Io che sto svolgendo questa professione penso che bisogna valutare un allenatore per i risultati che ottiene”.

“Gattuso, con la squadra al completo, ha sempre dimostrato di essere un bravissimo mister e di saper far giocare la sua squadra veramente bene. Con Osimhen che finalmente sta in ottima forma, con tutti i centrocampisti che stanno offrendo grandi prestazioni e stanno segnando, è un piacere vedere il Napoli. È una squadra che gioca in maniera corale. Se Ringhio dovesse raggiungere la Champions, che è quello che meriterebbe, io credo che sarebbe giusto ripartire, e alla grande, con lui. Il calcio è un’azienda, il club è un’azienda, le simpatie e le antipatie vengono dopo: quello che conta è raggiungere i traguardi prefissati, magari giocando bene. Se Rino centrasse l’obiettivo perché non dovrebbe essere riconfermato? Tra l’altro, se andasse via Gattuso, bisognerebbe prendere un top. A questo punto mi terrei lui”.

Come mai Bakayoko non è riuscito ad imporsi nel centrocampo azzurro?

“È semplice, il Napoli gioca a due tocchi o di prima, cerca gli spazi: Bakayoko non ha questi tempi di gioco. Abilità che, invece, ad esempio ha Zielinski, che è rapido, veloce nel pensiero, trova le punte. Bakayoko è molto fisico, ma non ha la verticalizzazione, non ha l’immediatezza nel passaggio. È un calciatore più da posizione. Il Napoli ha giocatori tecnici e brevilinei, che devono essere serviti con i tempi giusti, per favorire l’uno contro uno, per trovare la superiorità numerica. Il francese, sotto questo punto di vista, fa fatica”.

“Al Napoli consiglio Bennacer, ma Demme può crescere tanto!”

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A Napoli manca un po’ un calciatore alla D’Agostino: chi consiglierebbe al club azzurro?

“Trovare questo tipo di centrocampisti, attualmente, è molto raro. Un giocatore che a me piace tanto è Bennacer, ma il Milan difficilmente vorrà cederlo. Jorginho era l’uomo perfetto per il Napoli. Però Demme sta migliorando, certo è un calciatore più di ordine, che gioca sul corto, che dà intensità, ma secondo me può crescere ancora molto. Con Gattuso può imparare a giocare più in verticale, a cercare l’imbucata tra le linee. Più gioca più prenderà padronanza del ruolo e del campo. Solo l’esperienza lo porterà a diventare un rifinitore oltre che un equilibratore”.

Domanda secca: Vlahovic o Osimhen?

“Sono due giocatori diversi, in un 3-5-2 possono anche coesistere. Dico tutti e due, ma non perché non voglia scegliere l’uno anziché l’altro, ma in base al fatto che hanno caratteristiche differenti. Per il gioco del Napoli, che ama attaccare gli spazi e ama allungarsi, dico Osimhen. Vlahovic è quel giocatore classe 2000 moderno, che sa fare tutto: è potente fisicamente, ha il tiro forte, è bravo di testa, pressa tanto. Diciamo che in scala europea Vlahovic può giocare in tutte le squadre, Osimhen, invece, è più un contropiedista che ha bisogno di spazi per esprimersi al meglio. Ma, se il vero Osimhen è quello delle ultime 7-8 partite, cioè un calciatore che vede la porta, aiuta la squadra e strappa, secondo me il Napoli deve solo goderselo”.

Napoli-Udinese, chi è il pericolo principale bianconero per la difesa del Napoli?

“Sicuramente De Paul. L’argentino è in un momento meraviglioso, rompe gli equilibri, inventa. Si sta consacrando nel grande calcio e secondo me sarà al centro del prossimo mercato”.

Fiorentina-Napoli, la Viola è quasi matematicamente salva, ma Firenze è stata già fatale una volta per i partenopei: che partita sarà domenica?

“In questo momento quelle che devono avere paura sono le squadre che incontreranno il Napoli, perché è la compagine più in forma del campionato. Tutto dipenderà dagli azzurri: se continueranno a giocare con concentrazione, con dinamismo, con intensità e voglia, io penso che sarà dura sia per l’Udinese sia per la Fiorentina”.

a cura di Giuseppe Canetti

© RIPRODUZIONE RISERVATA PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE CALCIONAPOLI1926.IT

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