Da Villar a Brahim Diaz: occhio Italia, questa Spagna è un concentrato di tecnica

Domani alle 21 gli azzurrini di Nicolato affronteranno gli iberici trascinati dal romanista e dal rossonero. Noi li abbiamo passati ai raggi X

dal nostro inviato Alex Frosio

26 marzo – Maribor (Slovenia)

Tecnica, tecnica, tecnica. La Spagna Under 21 è un concentrato di… tecnica: ha iniziato l’Europeo contro la Slovenia impossessandosi del pallone e difficilmente se ne priverà. La squadra di Luis de la Fuente, campione due anni fa con Fabian Ruiz, Dani Ceballos, Dani Olmo e Oyarzabal, ha mantenuto le proprie caratteristiche di palleggio nonostante alla vigilia del torneo ci fossero dubbi sulla consistenza della rosa: Luis Enrique, tecnico dei “grandi”, l’ha privata di gente come Eric Garcia, Pedri, Pedro Porro, persino Bryan Gil (mentre il 18enne prodigio del Barcellona, Ansu Fati, è fuori per infortunio).

in regia Villar

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Eppure la Rojita abbonda di qualità. A dirigere c’è il romanista Gonzalo Villar, che in Italia si è evoluto a tempi record: gioca a uno o due tocchi, fa girare tutta la squadra, che quando si riversa nella metà campo avversaria non teme la ristrettezza degli spazi. Anzi, ci sguazza con tocchi brevi, precisi, grazie alla rapidità di passo e pensiero del milanista Brahim Diaz e alle letture di Puado, due dei tre trequartisti sulla linea alle spalle del centravanti (Abel Ruiz o Dani Gomez, nessuno dei due in realtà all’altezza della qualità che li sostiene).

Il diamante

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E con la Slovenia non si è ancora visto Riqui Puig, forse il vero diamante della Spagna, il ragazzino che a Barcellona tanti vedono come l’erede di Andres Iniesta, uno al quale il carattere non manca: a gennaio, nella finale di Supercoppa finita ai rigori contro la Real Sociedad, alla domanda di Koeman su chi voleva battere il quinto penalty – il tecnico aveva assegnato solo i primi quattro – il ragazzino ha alzato la mano senza tentennamenti. E ha segnato dando la Supercoppa al Barça.

il capitano

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Si parlava di trequartisti e il terzo è il capitano, il capellone Cucurella: l’11 rosso gioca largo da ala – lui che nasce terzino nell’Espanyol e nel Barça, ora è al Getafe – ma sa anche stringere il campo per lasciare spazio alle discese di Miranda, terzino dal sinistro educato e potente, come del resto dall’altra parte scende con frequenza Pipa. È uno dei più “vecchi” (gennaio 1998) ma è poco conosciuto dalle sue parti, Pipa, soprannome di Gonzalo Avila Gordon, che ha avuto una parabola simile a quella di Villar: cresciuto nell’Espanyol ma poco considerato, è finito all’Huddersfield, nella Championship inglese. I tecnici federali dicono di averlo sempre tenuto sotto osservazione ma con l’Under 21 ha giocato appena 4 partite.

in difesa

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La difesa si completa con Guillamon e Cuenca: in realtà nella rosa ci sarebbe Oscar Mingueza, diventato praticamente un titolare della difesa del Barcellona. Nonostante sia un ’99, però, con la nazionale non ha mai giocato. E nel gioco di intesa tecnica della Spagna questo incide. Individualmente, tuttavia, Mingueza sembra più attrezzato della coppia titolare, non impeccabile, così come non è impeccabile, la Spagna, sui calci piazzati. Lì l’Italia dovrà cercare parti molli. Sempre che gli spagnoli le lascino un po’ il pallone.

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