Da Sernagiotto a Kaio Jorge, alla scoperta dei 36 brasiliani della Juve

Il primo appena arrivato in Italia firmò anche per il Genoa, ma il club bianconero lo attese. E ne valse la pena. Miranda non dribblava, e Nené venne inspiegabilmente venduto dopo un solo anno

Il primo brasiliano della Juventus era alto come un nano da giardino – poco più di un metro e cinquanta con il vento a favore – e veniva dal mare: in una lontana primavera del 1931 attraversò l’Oceano a bordo di un transatlantico e fece come Pinocchio col Gatto e la Volpe, si lasciò ingannare da due imbroglioni che gli promisero un sacco di soldi. Si chiamava Pedro poi italianizzato in Pietro, di cognome Sernagiotto, era nato a San Paolo, figlio di emigranti friulani che una generazione prima erano partiti per cercare fortuna in America. Dunque Sernagiotto – lì, sul transatlantico, il Brasile alle spalle e l’Italia all’orizzonte – pur avendo firmato per la Juventus, cedette alle lusinghe dei due dirigenti del Genoa – era ingenuo il ragazzo – e firmò un altro contratto. No, Pedrito: così non vale.

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