Da Riva a Mancini, tutti incoronano Barella: “Il più bravo, sarà l’euro-star”

L’ottima prestazione contro la Juve ha consacrato il centrocampista nerazzurro. Momento d’oro e il futuro…

L’incoronazione arriva direttamente dal Patriarca, da Gigi Riva: “Credo che il gol alla Juve abbia consacrato ufficialmente Barella come miglior giocatore italiano. Io ne sono orgoglioso perché rappresenta Cagliari e la Sardegna, come la rappresentavo io. E perché Nicolò è cresciuto nella Scuola Calcio Gigi Riva. Da piccolo aveva già la testa da grande. Un predestinato. L’ho incontrato l’ultima volta a una festa della scuola calcio, qualche anno fa. Gli dissi di andare avanti così, perché era sulla buona strada. Ha seguito il consiglio”.

Nicolò non ha dimenticato quel momento che è stato una sorta di passaggio del testimone. Lo ha ricordato anche nella recente intervista a DAZN: “Avevo 17 anni. Tutti gli correvano attorno, lui venne da me e mi disse che mi conosceva e sapeva che ero bravo e poi non mi ricordo più niente perché ero così confuso… Gigi Riva… Che emozione…”. La notte dell’incoronazione è stata una delle più dolci della sua vita. Ha lasciato San Siro ancora in tuta, a mezzanotte ha caricato la moglie Federica in auto e l’ha portata in ospedale, dove alle 6 e 23 è stata registrata la nascita di Matilde, sorellina di Lavinia e Rebecca. Il 23 è il suo numero di maglia.

Garanzia Sacchi

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Nicolò Barella è il miglior calciatore italiano perché nessuno negli ultimi anni è migliorato tanto e nessuno ha avuto la sua continuità di rendimento ad alto livello, sia nel club sia in Nazionale. Non Chiesa, non Verratti, non Zaniolo frenato dagli infortuni, non Insigne, che ha qualità tecnica superiore, ma è un fiume carsico, che spunta ogni tanto e quasi mai nelle partite più calde. Invece, più sono calde, più Barella si esalta. La migliore della stagione scorsa è stata al Camp Nou, col Barcellona; la migliore di quest’anno contro la Juve in un momento chiave; la migliore in azzurro contro l’avversario più tosto, l’Olanda, ad Amsterdam.

In questo campionato è il primo giocatore italiano per media voto (6,52) dopo Belotti (6,68). “Testa da grande”, aveva intuito subito Riva. La chiave sta lì, anche per Tommaso Giulini, il presidente del Cagliari che lo ha visto crescere: “La sua vera forza è mentale. Nella sua testa esiste solo la vittoria. Ha un’innata predisposizione al concetto di “ambizione spinta all’estremo”. Tutto il resto diventa una conseguenza naturale, se abbinato al suo enorme talento”. “Ambizione estrema” significa volontà di migliorarsi. In questo, Arrigo Sacchi è il testimone migliore: “Barella arrivò a Coverciano che era uno dei più piccoli e dei meno dotati tecnicamente. Un guerriero tutta grinta. Ma gli psicologi vi spiegano che in 10 anni chiunque può raggiungere l’eccellenza in qualsiasi campo. A tre condizioni: che sia umile, che abbia la memoria dei suoi errori e la voglia di correggerli. Nicolò aveva umiltà e passione, le due cose che cercavo nei miei giocatori, molto prima dei piedi buoni. Mai visto nessuno migliorare come Barella. Oggi ha una tecnica eccezionale: l’assist a Vidal è stato una carezza e sul gol ha messo il pallone dove voleva, nel solo punto dove non poteva arrivare il portiere”.

Nella crescita finale sono stati decisivi Conte e Mancini, perché l’hanno completato in modo diverso. Conte ha esaltato il suo furore agonistico e gli ha dato ordine tattico, inculcandogli giocate codificate e linee di gioco rigide che gli risparmiano le corse anarchiche e dispendiose di un tempo. Conte abita nelle stesso condominio di Barella, a City Life, ma non ha bisogno di controllare il rientro a casa di un padre di tre figlie. La professionalità fa parte dell’eccellenza di Nicolò.

Stella europea

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Il Mancio, ex 10, lo ha spinto verso la porta: “Gli ho detto subito che poteva segnare più gol: ha tempismo, tiro, anche elevazione. Vedi il gol di Amsterdam”. Infatti per arrivare a 4 reti azzurre, Barella ha impiegato metà gare del suo c.t. (18-36). “Bellissimo il gol alla Juve, ma strano. Nel calcio di oggi è difficile vedere una squadra tagliata fuori così… Barella può diventare la stella dell’Europeo. È un giocatore completo: europeo, appunto”. Ha ragione. Barella corre 11,091 km a partita, secondo nell’Inter solo a Brozovic (11,311). Rispetto a Frenkie De Jong (Barcellona), stella nel ruolo, Nicolò vince più contrasti (19-15) e recupera quasi gli stessi palloni (98-106). Due guerrieri di lotta e di corsa. Ma, se passiamo alla fase attiva, a parità di gol (2), l’interista supera l’olandese per assist (5-2), occasioni create (25-22), tiri in porta (6-3). Barella è l’unico centrocampista centrale nato dopo l’1-1-97 ad avere già segnato 10 gol in A e uno dei 5 nei campionati top ad aver servito almeno 5 assist, insieme a Mbappè, Sancho, Rashford e Perraud. Mica comparse.

Barella crea e distrugge. È completo ed europeo, come dice il Mancio. Per questo è l’italiano con più occhi addosso dei top club. Il Barcellona ci ha provato in estate e, dopo le elezioni, si rifarà vivo. Il Real Madrid si è fatto avanti dopo l’assist di tacco a Valdebebas. Il Bayern Monaco ha già spedito messaggi. Il futuro nebuloso dell’Inter impedisce di prevedere quanta forza avrà per trattenerlo. Di sicuro il cuore di Nicolò, che adorava Stankovic e domenica ha cavalcato come Berti, è nerazzurro e si vede bandiera, alla Facchetti o alla Zanetti. Intanto ha pareggiato il numero dei figli di Javier e si è portato a -1 da Giacinto.

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