Da Mancini a Saelemaekers: tutte le volte in cui Sarri ha perso la testa

Il tecnico della Lazio ha contestato le due giornate con cui è stato punito dal giudice sportivo per la lite con il milanista e gli insulti all’arbitro nel tunnel verso gli spogliatoi. Ma si tratta solo dell’ultimo di una lunga serie di episodi

15 settembre – Milano

Maurizio Sarri non le manda a dire. Le sue urla, spesso fuori misura, contro arbitri e avversari sono tante e celebri. Del resto lui è tecnico di testa quando sceglie come far giocare la squadra, ma molto di pancia una volta in campo. E poco importa chi ha di fronte.

Fischietti e maglie a righe

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Uno dei primi clamorosi exploit risale a settembre del 2014 durante un Empoli-Milan terminato 2-2. Sarri, all’epoca sulla panchina dei toscani, viene espulso per aver urlato tra il primo e il secondo tempo all’arbitro Calvarese “che non aveva il coraggio di fischiare contro le maglie a righe”, parole sue del dopopartita. A cui ha poi aggiunto: “Devo imparare a stare zitto”. Non ci è mai riuscito.

Gli insulti a Mancini

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L’attacco più celebre (e pesante) è quello contro Roberto Mancini a gennaio del 2016, durante Napoli-Inter di Coppa Italia. È l’attuale c.t. a raccontare l’accaduto ai microfoni Rai: “Stavo protestando col quarto uomo per i cinque minuti di recupero. Sarri si è alzato dalla panchina, mi ha urlato frocio e finocchio! E sono orgoglioso di esserlo se lui è un uomo. È un razzista, ha 60 anni, si deve vergognare”. A quel punto Sarri replica timidamente: “È un litigio di campo, lì doveva rimanere. Non ricordo cosa ho detto, gli ho chiesto scusa. Mi dispiace per aver offeso gli omosessuali, la mia storia personale dice che non sono omofobo”. Risultato? Due turni di stop e 20 mila euro di ammenda.

Il caso tuta

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La stagione successiva si apre con una nuova espulsione, stavolta durante Napoli-Milan. Sarri se la prende con l’arbitro Valeri: “Da quello che ho visto stasera è più facile cacciare un allenatore in tuta che uno con la giacca e la cravatta. Più facile espellere me che quello dell’altra squadra”, dice nel dopopartita riferendosi all’allora tecnico rossonero Montella.

La lite con Insigne

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Ma l’allenatore non è mai stato tenero neanche con i suoi giocatori. Nel gennaio del 2018, durante Atalanta-Napoli, si assiste infatti a un incandescente botta e risposta con Lorenzo Insigne. Richiamato in panchina per far spazio a Hamsik, l’attaccante azzurro reagisce male. Sarri non lo ignora e urla: “Siediti, stai zitto!”. Stavolta però tutto finisce con un abbraccio.

L’esperienza inglese

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Lasciata l’Italia per l’Inghilterra la situazione non migliora. Anzi. A gennaio del 2019, nella finale di Carabao Cup disputata a Wembley, Sarri alla guida del Chelsea litiga furiosamente con il suo portiere, Kepa. Il tecnico vuole sostituirlo prima dei calci di rigore, il giocatore si rifiuta e Sarri impazzisce: si mette le mani nei capelli, si strappa la tuta e lascia il campo lanciando insulti verso il portiere. Che poi resterà in campo, ma non basterà per conquistare la vittoria. Nell’aprile del 2019 viene espulso per aver reagito malissimo ad un insulto arrivato dalla panchina del Burnley (“Italiano di m…”).

Le tensioni con Ronaldo

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Del periodo juventino resta famoso il Ronaldo furioso per la sostituzione durante Juve-Milan di novembre 2019. Stavolta Sarri non reagisce, ma i rapporti con il portoghese restano pessimi fino all’esonero del tecnico toscano.

Contro Saelemaekers e Ibra

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Domenica in Milan-Lazio l’ultimo scatto che gli costa due giornate di stop. Nel mirino dell’allenatore c’è Saelemaekers, ma nella conferenza stampa prima della sfida con il Galatasaray di Europa League punta il dito anche contro Ibra: “Non mi sembra che il mio sia stato un comportamento violento, ho semplicemente detto al giocatore (Saelemaekers, ndr) di avere maggiore rispetto. Invece a trenta metri c’è stato un altro calciatore del Milan (Ibrahimovic, ndr) che ha preso per i capelli un nostro giocatore (Leiva, ndr). Mi sembra che questo sia un atteggiamento violento, non il mio. Ma lì non è stato preso alcun provvedimento, non capisco perché”.

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