Da idolo del post-Conte a mister prevedibilità: cos’è successo a Inzaghi?

L’allenatore ha bruciato le tappe di ambientamento a Milano, ma ora alla sua Inter tutti sembrano in grado di prendere le misure. E quei finali di stagione in biancoceleste…

Aveva raccolto il testimone di Antonio Conte come meglio non poteva fare, assorbendo per osmosi la velocità dell’Inter scudettata e stravolgendo tutte le previsioni che davano i campioni d’Italia in seconda fila dopo gli addii di Achraf Hakimi e Romelu Lukaku, nonché dello stesso allenatore. Da un mese e mezzo, per Simone Inzaghi, quella magia pare perlomeno affievolita. Come in un paradosso, nel quale l’ex Lazio ha spiccato il volo quando ci si aspettava un momento di ambientamento per poi frenare quando era invece lecito prefigurarsi un’accelerata finale.

Rewind

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Certo, i detrattori del piacentino daranno merito all’onda lunga dell’effetto Conte per quell’ottimo inizio di stagione, ma la verità è che basta tornare con la mente a una delle tante vittorie della prima Inter di Inzaghi per ricordarsi i meritati elogi che il tecnico racimolava da ogni dove. Anzi, si sottolineava, a livello di estetica la versione del nuovo allenatore pareva pure vincere i confronti con quella del predecessore, più elettrica e cinica. Solitamente si afferma che è con il tempo che arrivano i risultati e invece l’ex attaccante della Lazio aveva concluso a tempo record un’operazione alchemica non indifferente. Aveva preso le ottime caratteristiche plasmate da Conte e le aveva modellate a suo piacimento, per di più con l’ostacolo di alcune variazioni in ruoli fondamentali. Edin Dzeko al posto di Lukaku, Denzel Dumfries per Hakimi e il suo Joaquin Correa da inserire nei meccanismi. Il tutto con un clima ancora abbacchiato dallo sgretolamento parziale dei campioni d’Italia. L’Inter si sarebbe dovuta giocare la qualificazione in Champions secondo i bookmakers e invece finì presto per candidarsi al bis in Serie A.

Fast forward

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E invece, cos’è successo? Proprio quando la squadra ha cominciato con continuità a guardare tutti dall’alto in classifica, qualcosa si è incrinato. Al di là degli episodi, delle assenze e di un po’ di sfortuna che infierisce beffardamente quando le cose non girano, l’impressione è che le avversarie abbiano preso le misure all’Inter di Inzaghi. Chi tre mesi fa veniva travolto dalle folate dei nerazzurri, oggi li sfida consapevole di poter sfruttare alcuni accorgimenti per affrontarla su piani che non le vanno a genio. Con o senza Marcelo Brozovic, per esempio, il centrocampo dell’Inter deve sudare sette camicie per impostare come a inizio stagione e in generale la squadra si trova a inventarsi qualche lancio in più alla rinfusa perché i canali preferiti sono ostruiti dai distruttori di gioco altrui. Nel complesso la squadra di Inzaghi continua a creare diverse occasioni in ogni match – con poche eccezioni -, ma quell’impressione di dominio totale si è rivista recentemente soltanto contro la Salernitana, schiacciata per manifesta superiorità. Prestissimo l’allenatore ha trovato la chiave per innescare al meglio la sua macchina, ma già a metà stagione molte avversarie hanno trovato un grimaldello per violare la serratura delle certezze dei nerazzurri.

Come a Roma

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In tutto questo, va segnalato che non è la prima volta che le squadre di Inzaghi calano dopo il giro di boa. Alla Lazio è capitato più volte, su tutte nell’anno del Covid 2020, che risulta però talmente extra-ordinario da essere analizzato con le pinze: prima dello stop c’era un’aquila in volo verso lo scudetto trascinata dal rapace Ciro Immobile, dopo il lockdown la caduta in picchiata negli scenari degli stadi a porte chiuse. Negli altri anni si ricordano le 2 vittorie in 8 match da fine gennaio a metà marzo 2018, le 8 sconfitte del girone di ritorno nella stagione successiva e le 7 del 2021. Scostandosi dalle superstizioni e dalla cieca dedizione ai numeri, è sicuramente presto per paragonare la prima avventura all’Inter dell’allenatore con le sue annate precedenti. Per esempio, è diverso l’organico a disposizione di Inzaghi, con una Lazio che forse prima veniva fatta rendere al meglio a inizio stagione pagando poi il ritorno ai livelli previsti, mentre ora la cilindrata nerazzurra ha certamente i crismi per far rombare il motore. Dopo il pit-stop della pausa delle nazionali, servirà immediatamente ripartire a massima velocità, per lo scudetto e per dimostrare che quello dei campionati a due velocità non è uno scomodo trend dell’allenatore dei campioni d’Italia.

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