Da certezze a seconde linee: Ramsey e Rabiot, l’altra metà del centrocampo da ritrovare

L’ascesa di McKennie e Arthur ha riscritto le gerarchie di Pirlo in mezzo al campo. Un girone fa contro la Samp le sicurezze erano invece il francese e il gallese, finiti dietro la lavagna contro l’Inter. Ma il centrocampo è il reparto che cambia di più

L’altra metà della storia dei nuovi equilibri a centrocampo, riscritti nell’ultima settimana attorno all’ascesa di Arthur e McKennie, sono le posizioni perse da Adrien Rabiot e Aaron Ramsey nelle gerarchie di Pirlo. Eppure un girone fa, con la Samp e poi con la Roma all’andata, erano loro due le certezze della Juventus in mezzo al campo. Adesso partono in seconda fila, all’alba di un mese senza fiato in cui ci sarà molto bisogno di loro nelle rotazioni a centrocampo in cui da quattro mesi tutto scorre, perché chi gioca non si è ancora affermato con una certa continuità e chi non gioca è sempre troppo forte per restare fuori a lungo.

Parabole

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Accomunati dal destino di chi è arrivato nella stessa estate nello stesso reparto a parametro zero e, anche per questo, con gli ingaggi più alti dell’organico dietro i soli Ronaldo, De Ligt e Dybala, Rabiot e Ramsey hanno vissuto in campo parabole a lungo divergenti. L’anno scorso più pronto il gallese nei primi mesi con Sarri, più prezioso il francese nel finale di stagione. Finiti entrambi dietro la lavagna dopo l’Inter come simbolo dei problemi di un reparto, figli in verità di problemi di assetto complessivo, sono tornati entrambi dall’inizio in Coppa Italia per provare a riconquistare posizioni. E le loro parabole sono tornate a divergere.

Qui Francia

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Il banco di prova con la Spal tecnicamente valeva il giusto, ma Rabiot ha lanciato segni di vita, dalle sue “galoppate” al rigore conquistato, con una certa presenza anche in fase di non possesso. Il francese a Pirlo piace: solo Bentancur tra i centrocampisti è stato impiegato più dell’ex Psg, in campo 23 partite su 27, due saltate per motivi disciplinari e solo in altre due non si è alzato dalla panchina (anche perché non c’era bisogno: il 3-0 sulla Dinamo e il 4-0 a Parma), titolare nelle prime tre partite di Champions, in nove delle prime undici partite di campionato e di nuovo nei big match con Milan e Inter. Non uno che finirà ai margini, insomma.

Qui Galles

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Neanche il contesto diversamente competitivo, o forse proprio quello, ha permesso invece di apprezzare in Coppa Italia almeno qualche segnale da Ramsey, che si è messo in luce per un paio di occasioni sbagliate in una prestazione complessivamente abbastanza piatta. Eppure con la squalifica di Kulusevski ha l’occasione per rilanciarsi in appoggio alle punte: vederlo soprattutto in questo ruolo ne ha forse tarpato le possibilità di impiego, al di là di qualche guaio muscolare che lo aveva frenato tra ottobre e novembre. Subito prima dell’Inter, una settimana prima col Sassuolo aveva trovato il suo unico gol stagionale, decisivo. Prezioso più in generale anche come uomo dell’ultimo passaggio, all’andata con la Samp aveva mandato in gol Cristiano Ronaldo, un altro in cerca di rilancio. Dalla qualità in mezzo sua e di Rabiot non si prescinde, in questo mese di partite a eliminazione in coppa, in cui però non saranno ammessi passi falsi in campionato per continuare a cullare ambizioni di scudetto.

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