Crollo in campo e società sotto inchiesta: l’anno sempre più nero dell’era Agnelli

L’abuso di plusvalenze fantasiose nel calcio italiano non riguarda solo la Juve: è stato in questi anni uso abbastanza comune e altri club ora tremano. Ma certo i numeri contestati al club bianconero sono enormi: 282 milioni in tre anni

Sprofondo Juve. Ci sono date da cerchiare perché mitiche e altre da sbarrare perché nerissime. Nel giorno in cui la Juve, intesa come società, domina le cronache per l’inchiesta della Procura di Torino sulle plusvalenze che vede indagati i vertici dirigenziali, a partire dal presidente Agnelli, la squadra crolla per la terza volta in casa con l’Atalanta. Una sconfitta che azzera le speranze di rimonta scudetto, allontana la Juve dalla zona Champions e chiude una settimana da incubo dopo le quattro sberle prese dal Chelsea. La vecchia sarcastica legge di Murphy, ricordata il più delle volte agli sfigati, non risparmia neanche il club più potente d’Italia: “Se qualcosa può andar male, lo farà”. Ma stavolta la sfortuna non c’entra.

Se sulla panchina bianconera ci fosse stato ancora Pirlo, probabilmente sarebbe già saltato, ma l’onerosissimo contratto pluriennale di Max Allegri impedisce anche solo lo scenario, però non evita i processi. E se oggi avranno meno spazio del previsto su giornali e siti è solo perché c’è un’inchiesta della Procura che fa più rumore anche delle sconfitte in campo.

A forza di tirarla da tre anni in modo esasperato, alla fine la corda bianconera si è spezzata. La parola “plusvalenza” nel calcio ha radici antiche, divenne termine di uso frequente a cavallo del 2000, all’epoca del calcio “che doveva uscire dalle farmacie e dagli uffici finanziari” di zemaniana memoria. Imprenditori e finanzieri senza scrupoli, nel campionato delle sette sorelle, si scambiavano giocatori come figurine, supervalutandoli per far tornare bilanci disastrati che venivano drogati con compravendite fasulle. Il destino personale di alcuni imprenditori passò attraverso le patrie galere, le loro aziende fallite, i consumatori truffati. Intrecci e legami di potere, con il Palazzo, la politica, le banche, una in particolare. Periodo oscuro del nostro calcio, con tanti campioni e altrettante polemiche in campionati molto discussi, alla vigilia di Calciopoli.

Sono passati circa 20 anni: le plusvalenze per sistemare i bilanci sono rimaste. Non c’è nulla di male, quando sono reali. Il problema, anzi il reato, si palesa quando sono finte. Quando i club si scambiano giovani sconosciuti per decine di milioni virtuali o presunti campioni in crisi a cifre fuori mercato. Quando attraverso questi spericolati artifici di bilancio si cerca di far tornare i conti saltati anche per un acquisto monstre non in linea con le proprie possibilità e il conseguente monte ingaggi sempre più fuori budget. Un quadro pesante reso ancora più insostenibile dalla crisi economica causata dal Covid. L’abuso di plusvalenze fantasiose nel calcio italiano non riguarda solo la Juve: è stato in questi anni uso abbastanza comune e altri club ora tremano. Ma certo i numeri contestati al club bianconero sono enormi: 282 milioni in tre anni. La Juve si sarebbe potuta iscrivere al campionato senza queste plusvalenze? Una domanda centrale per stabilire cosa rischierebbe il club se le accuse fossero dimostrate.

La Juventus non è neanche l’unico top club che può essere definito, eufemisticamente, una “macchina ingolfata”. Ce ne sono altri in Europa messi anche peggio. Però in Italia stiamo agendo e controllando, non risulta la stessa solerzia all’estero. Il fallito tentativo di creare una Superlega nasce dalle esigenze di club indebitati e in grave crisi economica.Sicuramente mal gestiti. Servono ferree regole internazionali da far rispettare. L’aver chiuso un occhio, spesso entrambi, negli ultimi difficili anni del Covid non è più una pratica accettabile, perché droga il sistema calcio e falsa tornei e Coppe. Avere società sane non può essere un optional. Le operazioni rischia-tutto, gli all-in per partecipare al tavolo dei grandi, vanno fermati. Perché, falliti quei tentativi, ci si ritrova con la necessità di spericolate operazioni finanziarie per far tornare i conti.

Dalla questione Superlega all’addio alla presidenza Eca, dal caso Suarez all’inchiesta sulle plusvalenze. E i risultati sul campo che latitano. In molti nel mondo Juve sussurrano che l’era di Andrea Agnelli, artefice di un ciclo di vittorie memorabile, sia ormai agli sgoccioli. Come la carriera del vicepresidente Pavel Nedved, nell’ultimo periodo fonte di più di un imbarazzo. Si vedrà. L’inchiesta non sarà breve. Come ancora lunga sembra la strada per riportare la squadra ai vertici.

Precedente Inter, Inzaghi: "Segnale a noi stessi e a Napoli e Milan" Successivo Gasp: “ Vittoria storica, un regalo per Bergamo. Zapata ci sorprende sempre di più”