Cristiano Ronaldo la triste parabola di un fuoriclasse

Nessuno di noi si è dimenticato l’estate del 2018, quando dopo una settimana di indiscrezioni, notizie a mezz’aria, apparizioni misteriose sulla collina, Cristiano Ronaldo divenne un giocatore della Juventus. Proprio lui, il più forte del mondo, quello che aveva incantato lo Stadium con un gol in rovesciata in Champions League e quello contro cui avevamo imprecato al Bernabeu per il rigore della nostra eliminazione. CR7 alla Juve significava la speranza con- creta di inseguire proprio quella Champions League, di stravincere tutto e di vedere con i nostri occhi altri gol meravigliosi. Qualcosa è accaduto, qualcosa no, ha funzionato il bomber implacabile in serie A ma poco pervenuto in Europa. Il portoghese si è mangiato tre allenatori, in successione il primo Allegri, Sarri e Pirlo perché nessuno dei tre corrispondeva alla sua idea di gioco. Al termine del terzo anno, Cristiano Ronaldo si è stancato, ha fatto le valigie (il che non sarà stata un’impresa facile), ha chiuso il garage e se ne è andato con poca grazia. Ancora una volta abbiamo visto in bianconero un campione meraviglioso, ma la verità è che ci siamo già scordati di lui. Glielo disse la scorsa estate Max Allegri, nel frattempo tornato a casa: smetti di offrirti a destra e manca, un giocatore del tuo livello (e del tuo ingaggio), un gioiello, un simbolo non può e non deve perdere il suo splendore.

Alla fine decise per il “suo” Manchester United però le cose non sono andate come avrebbe voluto e oggi la vicenda di CR7 è tornata al punto di partenza. Nessuna intenzione di giocare in Europa League, cercasi squadra disperatamente… La vicenda, ampiamente affrontata dai commentatori sportivi e di costume, insegna che una splendida generazione di calciatori è arrivata a fine corsa. Neppure Lionel Messi è centrale nel progetto Paris Saint Germain (appena 6 gol in 26 partite), Neymar i francesi vorrebbero venderlo ma costa troppo, Suarez fino a ieri uomo mercato non ha particolari estimatori. Nel suo piccolo è finita anche la classe dei campioni d’Europa, solo un anno fa: Insigne e Bernardeschi hanno dovuto emigrare a Toronto, tanti soldi per un calcio da simulacro postmoderno, Belotti ha chiuso male con il Toro, Chiellini ha deciso di prolungare l’attività nell’assolata California perché non se la sente di smettere. Chi ci sarà dopo di loro non lo sappiamo ancora, se basteranno Mbappé, Haaland, Vlahovic o se dovremmo attendere altro. Cristiano Ronaldo assurge al simbolo della fine nota per tutti, prima o poi si chiude, ma chi è stato così in alto dovrebbe cercare un epilogo diverso.

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