Crisi Lazio, i retroscena. Sarri striglia la squadra, la reazione dei giocatori

La teoria del caos è l’unica che può spiegare la dissoluzione della Lazio. Nessuno, a Formello, riesce a dare una spiegazione. Scadimento del gruppo storico dopo il secondo posto, demotivazione, distrazione Champions. Si ragiona su tutti questi punti con una crudele considerazione: sono aspetti non allenabili. La più angosciosa delle risposte. La società continua a difendere Sarri, almeno pubblicamente. E ieri, con un intervento del diesse Fabiani, al muro delle responsabilità è stata inchiodata la squadra. Ha parlato nello spogliatoio, ha preteso uno scatto d’orgoglio, di ritrovare l’onore perduto. Sono finite le giustificazioni, le comprensioni, le difese. Lotito non ha ordinato ritiri anticipati nonostante l’assist di Mau («fossi il presidente interverrei pesantemente). Il ritiro è previsto per oggi, vigilia di Lazio-Celtic. Un nuovo crollo potrebbe spingere Lotito a prendere provvedimenti. Potrebbe congelare i rinnovi, in gran parte bloccati. Rivendica il pagamento degli stipendi anticipati, gli ultimi risalgono a settembre, e dei premi collettivi dovuti. Ma l’impegno non si misura con questi valori, la classifica ne è la prova. Oggi la Lazio è undicesima.

Lazio, il confronto nello spogliatoio

Lo spogliatoio di Formello si è trasformato nel solito amaro summit, come tanti ce ne sono stati in questi tre anni. Erano presenti Sarri, Fabiani e la squadra. Nessun altro per evitare circolazioni di spifferi (precauzione spesso inutile). Sarri ha chiesto ai giocatori perché scadono così in partita, perché non riescono ad ottemperare alle sue richieste. «Non sono mai stato così pressante, non ho mai parlato così tanto con una squadra», ha detto a Salerno. Le sta provando tutte, non basta. La squadra, a parole, è con lui. In campo non riesce ad esaudirlo più, al di là di alcuni limiti strutturali (comprendono il centrocampo) è come se non riuscisse più a estrinsecare (direbbe Delio Rossi) il calcio di Mau, ormai sfigurato rispetto alla versione sarrista. Non sarà la causa della decadenza, ma è un fatto che la squadra non stia accogliendo con piacere alcune esternazioni di Sarri. L’ultima è di Salerno: «Per me ci sono troppi giocatori che non stanno rendendo. O abbiamo perso la testa e la dimensione di quel che siamo realmente oppure è colpa mia, non me ne sto rendendo conto ma qualcosa è successo. La squadra ha perso personalità, iniziativa. Anche se in allenamento danno la sensazione di applicarsi al 100% in campo non rendono probabilmente perché gli mancano altre caratteristiche di tipo caratteriale». I giocatori non possono accampare scuse, non possono esimersi dalle colpe. Ma sentirsi additati continuamente li amareggia. E’ come se Sarri, da guru, in molti confronti si tirasse fuori dalle responsabilità. Cosa che in verità a Salerno non ha fatto, almeno pubblicamente. Dei problemi tattici aveva parlato Cataldi a Salerno: «Se c’è un problema nell’assimilare gli schemi? Questo è quello che da una parte, forse, ci preoccupa di più nel senso che siamo troppo sterili. Non riusciamo a fare male, dobbiamo essere più pericolosi cosa che lo scorso anno riusciva. È una situazione di squadra, quando ragioniamo lo facciamo sia in fase difensiva, sia offensiva. Tutti dobbiamo fare qualcosa in più».

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