Presidente Palazzi, di che tipo di ricerca parliamo?
«Viene effettuata da StageUp e Ipsos. È una ricerca multicliente e periodica, come l’auditel. È prodotta due volte l’anno, dal 2000. Analizza l’interesse ai principali eventi sportivi: dal calcio di Serie A a quello di Lega Pro, alla Serie A di basket, fino alla MotoGP. e alla Formula 1. Analizza il numero delle persone che seguono un evento, il livello di interesse e il ritorno degli sponsor. Vengono analizzati anche i bacini dei tifosi. La ricerca è partita dalla stagione 2000-01, l’approfondimento sui bacini dei tifosi dalla stagione 2005-06».
La ricerca effettuata, che tipo di risposte ha dato?
«I tifosi aumentano: tra il 2010 e il 2019 si era registrato un abbassamento della passione e dell’interesse generale, ritornato poi ai livelli del 2010».
Da cosa dipende questa variazione?
«Da una maggiore competitività. Negli anni in cui l’interesse era sceso, c’era una squadra, la Juventus, che vinceva ogni anno con regolarità. I risultati oscillanti degli ultimi anni, con il titolo che è stato vinto da tre squadre diverse negli ultimi tre anni, ha portato ad un maggior interesse e partecipazione generale».
La Juventus resta la squadra più seguita in Italia?
«Assolutamente sì: i bianconeri restano la squadra più seguita in Italia, ma con una quota minore. Si è passati dal 38% a circa il 31%».
Il 7% perso dai bianconeri dove è andato a finire?
«Se guardiamo i dati, dopo i bianconeri le squadre con più tifosi sono Inter, Milan, Napoli e Roma, confermando i dati precedenti: il sette per cento è stato frazionato nelle altre squadre: soprattutto in chi si è reso protagonista nelle ultime stagioni».
Di quali club parliamo?
«Essenzialmente dell’Atalanta, che lo scorso anno ha vinto l’Europa League, del Bologna, protagonista di un exploit eccezionale lo scorso anno e della Fiorentina, che nonostante non sia riuscita a vincere nulla, ha collezionato diverse finali negli ultimi anni. In questo periodo sono nate delle competività nuove, che hanno portato a questo frazionamento. Le capacità di questi club hanno aumentato l’interesse complessivo nei confronti del campionato e attratto nuovi tifosi».
È possibile tracciare un profilo standard del tifoso di calcio?
«Una volta era tutto diverso: per i tifosi valeva il motto: “Dalla culla alla tomba”. Oggi anche i tifosi delle squadre di calcio, come tutte le cose che ci sono al mondo, sono più liquidi: si spostano molto di più rispetto al passato. Un po’ come succede con il voto. E poi non dimentichiamoci che il tifo di oggi è decisamente più mediatico: si seguono le partite online con il multischermo, si partecipa alle discussioni sui social: tutto questo, da una parte aiuta, dall’altra potrebbe affievolire la passione».
In che modo?
«Non esistono più confini. Una volta tifare per una squadra inglese in Italia era praticamente impossibile. Oggi rappresenta un’opportunità: puoi vedere tutte le gare, puoi interagire con i tifosi: non esistono più distanze».
Cosa ci ha detto quindi questa ricerca?
«Che in un mondo di valori deboli, la passione per il calcio regge e tiene uniti gli italiani in una logica unisex: ben il 45% delle persone interessate al calcio sono donne. Questo rappresenta una grande opportunità economica ed un modo per legarsi ai territori».