CR7, parla il primo allenatore: “Cristiano spericolato e irresponsabile”

Com’era CR7 da giovanissimo? Leonel Pontes, suo primo allenatore allo Sporting Lisbona, ha raccontato un aneddoto abbastanza particolare, che mette in mostra un Cristiano Ronaldo che forse non si è mai visto. Del resto, tutti hanno avuto 13 anni…

Leonel Pontes è un allenatore portoghese non troppo conosciuto, ma chiunque ami il calcio ha nei suoi confronti un debito di riconoscenza. È stato lui infatti il primo tecnico di Cristiano Ronaldo nelle giovanili dello Sporting Lisbona. Certo, all’epoca il cinque volte Pallone d’Oro era solo un ragazzino, ma grazie alla sua forza di volontà e al percorso formativo nel club biancoverde si è trasformato nel fenomeno che assieme a Messi ha segnato indelebilmente un’era dello sport più amato al mondo. Ma com’era CR7 da giovanissimo? Qualche tempo fa Pontes ha rilasciato un’intervista alla testata portoghese Expresso e ha raccontato un aneddoto abbastanza particolare, che mette in mostra un Cristiano Ronaldo che forse non si è mai visto…

MOTO – Chiunque conosca oggi il portoghese, infatti, descrive un calciatore e una persona assolutamente responsabile, un professionista perfetto, che giorno dopo giorno cerca di migliorare attraverso l’allenamento e il sacrificio. Ma in fondo, tutti hanno avuto tredici anni, un momento nella vita in cui a volte si fanno cose assurde senza pensarci troppo. Come un giro spericolato su una moto… “A casa mia a Madeira ho una piccola moto e una volta ho chiesto a Cristiano: ‘Ci sai andare? Vuoi farti un giro?’. Lui mi risponde che la sa guidare e io gli do la moto. Quando ha accelerato, la ruota davanti si è alzata, ha fatto un’impennata di tre metri e con i piedi trascinati per terra. Io mi sono messo le mani tra i capelli e mi sono detto: ‘ma che sta combinando?'”.

SPARITO – E la storia non finisce qui, perchè Cristiano prende una curva e…sparisce. “I momenti che sono trascorsi tra quando è scomparso e quando è tornato sono stati un calvario per me. Non mi dimenticherò mai di quello che è successo, Cristiano è stato irresponsabile, un incosciente. Quando me lo sono ritrovato davanti avevo il cuore in subbuglio. E lui…era tutto contento!”. Insomma, non proprio il CR7 che si è abituati a vedere. Eppure Pontes può raccontare questa storia sapendo che il finale non è lieto, ma lietissimo. Sotto il suo sguardo, quel ragazzino che faceva le impennate si è pian piano trasformato in un campione capace di scrivere la storia. E pazienza per lo spavento…

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