Costruisce, sgasa e segna: così Theo è tra i difensori più completi d’Europa

Giocando da centrale è riuscito a migliorarsi ancora di più e ora è di nuovo decisivo. Contro la Roma è tornato a segnare dopo due mesi

Francesco Pietrella

19 gennaio 2024 (modifica alle 21:33) – MILANO

Theo Hernandez vive scalando montagne e superando i propri limiti. Quando si parla di lui ci si chiede di continuo se sia il terzino mancino migliore d’Europa, ma forse sarebbe più corretto parlare di completezza. Soprattutto dopo aver visto strappare applausi da centrale difensivo. Dopo un inizio altalenante, il francese ha ritrovato la condizione nell’ultimo mese grazie a una manciata di partite giocate in mezzo al campo. In piena emergenza, con Kalulu, Thiaw e Kjaer fuori gioco, Theo ha bussato sulla spalla di Pioli e ha teso la mano verso la squadra: “Da centrale gioco io”. “Te la senti?”. “Me la sento”. E ha convinto tutti.

pazienza e attesa

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La parola chiave è “migliorarsi”. Theo è uno di quei giocatori che non si accontentano. L’esempio è la nazionale. Prima di imporsi come uno dei titolari di Deschamps ha impiegato anni. I Bleus l’hanno ignorato per diverso tempo a causa di una serie di atteggiamenti controversi manifestati durante il periodo delle giovanili. Theo non è mai stato convocato dall’Under 21, ad esempio, collezionando la prima presenza con la Francia solo nel 2021. Durante gli anni in cui è stato ostracizzato ha attirato l’attenzione di Deschamps con sgasate sulla fascia, grandi gol ed esultanze inequivocabili. Una sorta di “che fate? Mi chiamate?”. E alla fine è riuscito a giocare una finale Mondiale dal titolare. Il desiderio di provare da centrale nasce anche da un’ambizione non comune. Vuole migliorarsi e riuscire a colmare le sue lacune. In Europa in pochi gli tengono testa: nel suo stesso ruolo c’è Alphonso Davies, tuttofare del Bayern e della nazionale canadese. Quest’anno ha giocato 24 partite senza mai segnare. Un altro paio da tenere d’occhio sono Estupiñan del Brighton e Kerkez del Bournemouth. Quest’ultimo è cresciuto nelle giovanili del Milan. In Serie A, invece, il paragone è tutto con Dimarco, che sta vivendo un’annata da record: fin qui ha segnato tre gol e sfornato sei assist in tutte le competizioni. Con Inzaghi fa l’esterno a tutta fascia di un centrocampo a cinque, ma in passato ha giocato anche in una difesa a tre con ottimi risultati. Un tuttofare. La loro è una sfida che parte da lontano e che continuerà anche nei prossimi anni. 

duttilità

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Theo è diventato più completo. Nelle sue sette partite da centrale ha imparato a ragionare di più e a sganciarsi quando serve, non in ogni azione. Quest’anno, grazie alla costruzione a “3+2” di Pioli, spesso si accentra insieme a Calabria e smista l’azione. L’assist per Leao contro l’Atalanta – nato giocando in mezzo – è il manifesto della sua crescita. Theo ha recuperato un pallone, ha saltato netto l’uomo e poi ha servito il portoghese. Contro la Roma invece, di nuovo da terzino, ha spaccato la porta sfruttando la sponda di tacco di Giroud, partendo da dietro per scaricare la corsa. I dati ci dicono che è sesto difensore per dribbling riusciti (15), il secondo per tiri in porta (8), il quinto per passaggi chiave (21) e il primo tra i rossoneri per duelli vinti (72). Ormai Theo sa fare tutto.

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