Conte, rosso di rabbia: cosa è successo con Maresca nel tunnel… Rischia uno stop pesante

Dopo il fischio finale di Udinese-Inter, l’allenatore nerazzurro e l’arbitro vicini al contatto fisico. Ora c’è attesa per il referto

Dal nostro inviato Davide Stoppini

23 gennaio – UDINE

Ancora tu, non mi sorprende lo sai. Antonio Conte non è Lucio Battisti e non usa neppure la sua stessa dolcezza per urlare tutta la rabbia dell’Inter, in campo e nel tunnel verso gli spogliatoi. E’ accaduto di tutto a Udine, il timore dell’Inter è che al danno si aggiunga una squalifica corposa per l’allenatore. Perché la rabbia di Conte era tridimensionale: per quella mancata espulsione di Arslan nel primo tempo che ha segnato un confine nella partita, certo. Rabbia per un recupero molto poco generoso concesso da Maresca, in rapporto al gioco assai spezzettato del secondo tempo. E rabbia, infine, anche per l’occasione persa in classifica: il titolo d’inverno sarà pure un passatempo statistico, ma è meglio provare l’effetto che fa invece che lasciarlo agli altri.

Scintille nel tunnel
Ci credeva, Antonio. Ci credeva e l’ira funesta rovesciata sull’arbitro Maresca ne è la prova. “Sei sempre tu, bravo! Sei sempre tu, pure al Var!”: così ha urlato l’allenatore nerazzurro, lasciando la panchina dopo il rosso. Era solo l’inizio. I quattro minuti di recupero avevano scatenato la sua protesta. E il riferimento al Var non può sfuggire. Maresca era infatti il Var di Inter-Parma dello scorso 31 ottobre, match nel quale l’Inter si lamentò in maniera decisa per un calcio di rigore non concesso su Perisic: quel pomeriggio l’a.d. Marotta uscì allo scoperto nel post partita, parlando allora di “vuoto normativo”. Le proteste dell’Inter, allora, non erano prive di senso, prova ne sia il fatto che lo stesso Maresca fu poi fermato dal designatore Rizzoli. E nel calcio non vale mica il “panta rei”, non passa tutto. E’ il contrario, tutto resta. E resta nella testa di Conte. O in quella di Lele Oriali, anche lui espulso per proteste dopo il fischio finale. Tensione a mille, all’arbitro è sfuggito più volte un “bisogna sempre accettare, anche quando non si vince”, ripetuto e indirizzato al vice di Conte, Stellini, e al capitano Handanovic che si erano avvicinati a chiedere spiegazioni. Parole che, alle orecchie dei giocatori nerazzurri, sono parse quasi una provocazione. E che infatti hanno contribuito ad aumentare l’incendio, piuttosto che a spegnerlo. Il peggio doveva ancora venire: gli animi si sono ancor più surriscaldati una volta imboccato il tunnel verso gli spogliatoi, tragitto lungo il quale Maresca e Conte si sono di nuovo incrociati. La voce si è alzata parecchio, i due sono arrivati vicini al contatto fisico, evitato solo grazie all’intervento degli altri presenti, giocatori compresi: il rumore di porte sbattute sovrastava il resto, il “sempre tu” di Conte che riecheggiava, sono volati anche insulti pesanti. E in casa Inter c’è adesso il timore per l’entità della squalifica dell’allenatore: bisognerà capire quanto pesante risulterà il referto di Maresca, il rischio è che si vada ben oltre Inter-Benevento di sabato prossimo.

Vidal nervoso
Chissà, magari anche con questo sentimento il tecnico dell’Inter ha poi sintetizzato e minimizzato il caos che ha portato al rosso: “Io e Maresca non eravamo d’accordo sul recupero, sono rimasto deluso nel vedere solo quattro minuti – ha detto Conte -. Il mio è attaccamento, desiderio e voglia di vincere, non nervosismo: sta all’arbitro decidere e noi dobbiamo accettare anche se non d’accordo”. Più in generale, sul match il tecnico ha aggiunto: “Potevamo essere più precisi, è mancata la qualità nell’ultimo passaggio. Questo pari diventa un’occasione sprecata. Dobbiamo migliorare per lottare per qualcosa di importante. Ma è anche vero che stiamo portando la macchina al massimo dei giri e stiamo cercando di fare il meglio dando tutto quello che abbiamo. Stiamo facendo bene, anche in situazioni di difficoltà che non si vedono o non si percepiscono”. Magari servirebbe migliorare in qualche atteggiamento: Vidal, sostituito nel secondo tempo, si è lasciato andare a una protesta plateale, con le braccia che mimavano il gesto del “vaffa” e fascette varie gettate a terra. Di più: uscendo, il cileno non si è subito sistemato in panchina, raggiunta solo in un secondo momento. Magari sfogherà la sua rabbia nel derby: “Rispetteremo la Coppa Italia, ma inevitabilmente dovrò fare delle valutazioni su chi avrà recuperato e su chi no”, ha spiegato Conte. L’Udinese, martedì, sarà solo un ricordo. Maresca, invece, no.

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