Conte-Pioli, la verità

Download per IOS, clicca qui per scaricare la App del Corriere dello Sport

Download per Android, clicca qui per scaricare la App del Corriere dello Sport

Pioli, un passaggio decisivo

Lo avvertiranno oggi. Fine relativa, per carità. La percezione di qualcosa che si potrebbe chiudere, anche in base al risultato di Tottenham-Milan. Per il Diavolo di Pioli, che almeno è confortato dall’impacco caldo della vittoria per 1-0 all’andata, arrivare ai quarti, entrare nella zona davvero ostile del torneo, sarebbe un traguardo quasi esistenziale. Parliamo di una squadra che ha capito troppo presto di non poter difendere lo scudetto, che è uscita dalla Coppa Italia e che comunque in Champions non ottiene un traguardo simile da undici anni. Per Pioli il passaggio a livello di stasera segna davvero un confine tra due terre e tra due storie.

Conte, il ritorno in panchina

Per Conte sembra tutto molto meno simbolico, tutto molto più carne e sangue. Lui è abituato così: brucia in fretta le esperienze, le scelte di vita, le energie proprie e altrui. Non ha mai messo in fila più di tre anni in un posto, anche se dovunque ha lasciato ampie tracce del suo passaggio, palmarès arricchiti e ferite negli animi. Con i tre scudetti alla Juventus, quello all’Inter, il titolo inglese e la coppa nazionale al Chelsea, l’Europeo in azzurro lasciato incompiuto ma in ogni caso memorabile, ha staccato Pioli di diverse lunghezze quanto a risultati. L’altro aveva appena cominciato a rispondere, con il Milan trasfigurato della stagione scorsa. Conte al Tottenham si è sentito chiedere miracoli e ha fatto solo ottime cose, riportando la squadra in Champions, tenendola anche adesso in zona di prestigio, riversando nel lavoro la consueta miscela di pragmatismo, dedizione e ferocia nei confronti del mondo e di sé stesso. Mentre i tifosi gli contestano la mentalità difensiva (che non gli appartiene) e la società medita se sia il caso di cambiare la struttura tecnica, compreso il dg Paratici. Dopo un intervento chirurgico delicato Conte avrebbe dovuto concedersi una pausa di una certa lunghezza. Invece tre settimane fa era già in panchina a non perdersi la rentrée in Italia. Si è dovuto fermare di nuovo e adesso rieccolo qui, a dare il malvenuto al vecchio compagno di campionati, duelli, litigi, controversie di pensiero calcistico.

Due allenatori agli opposti

Stanno insieme come l’acqua e l’olio, il grano e la gramigna, rispettando la distanza caratteriale che li separa. S’invoca Conte nelle piazze certe che i giocatori siano lazzaroni da tenere svegli con le maniere spicce, la pressione psicologica continua, i cambi di orario a sorpresa. Pioli si trova meglio, e i club si trovano meglio con lui, dove la pazienza è considerata virtù dei forti, la costruzione di una squadra un’opera che richiede tempo come la buona cucina e dopo la partita c’è la possibilità di pensare, dormirci sopra, fare colazione in piazza e poi tornare al lavoro. In questi quindici anni e tredici faccia a faccia hanno accumulato il bilancio che immaginate, quello che può esserci tra un allenatore passato direttamente dall’apprendimento al magistero in club potenti e un altro che ha appena visto la sua carriera fiorire: otto vittorie di Conte, due di Pioli tra cui l’ultima e tre pareggi. In un clima di quieto apprezzamento reciproco giunto al punto più dolente nel 2013, quando la Juventus batté il Bologna, Pioli borbottò che anche nell’esultanza bisogna avere misura e Conte ribatté che non la gioia bensì gli agguati con i bastoni sono da stigmatizzare nello sport. Forse però non si sono mai trovati a un incrocio tanto centrale, affollato, determinante come quello di questa sera.


Precedente La girandola delle panchine Successivo Probabili formazioni Roma Real Sociedad/ Diretta tv: in attacco torna Abraham

Lascia un commento