Conte: “Abbraccio scudetto? No, ma lo vediamo più vicino di altri…”

Il tecnico dopo la vittoria di Bologna: “La strada è ancora lunga, però con i giocatori si è creato un feeling speciale. Tutti stiamo dando tutto”

L’abbraccio interminabile con Lele Oriali – ma soprattutto la nuova classifica – sanno tanto di scudetto Inter, ma Antonio Conte, che pure per la prima volta da mesi pronuncia la fatidica parolina, non ci casca: “Non era un abbraccio scudetto perché prima bisogna vincerlo aritmeticamente. Certo, noi lo vediamo più da vicino, altri da più lontano. ma c’è ancora molta strada da fare. Ora suggelliamo questo momento col Sassuolo”. Poi però Conte finalmente si scioglie in un’ammissione che sa tanto di… “Stiamo costruendo qualcosa di importante. L’anno scorso siamo andati vicino ad un trofeo, con la finale di Europa League. E ora siamo molto più pronti”. E la faccia con cui lo dice racconta molte cose. Forse anche lui sa che ormai le avversarie hanno iniziato a guardarsi alle spalle (in chiave Champions) più che davanti.

Cambiare la storia

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“Inevitabilmente più ci si avvicina alla fine più ogni vittoria diventa importante – prosegue il tecnico, alla nona vittoria consecutiva, la quinta di fila in trasferta -. Merito nostro se abbiamo battuto una squadra forte come il Bologna, allenata molto bene da Sinisa. E’ stata una giornata lunghissima, in albergo ci siamo visti prima il Milan, poi Sassuolo-Roma e infine la Juventus. L’Inter mi ha chiamato per cambiare la storia dell’ultimo periodo. L’obiettivo era in tre anni riuscire a vincere o a costruire qualcosa di credibile e dare orgoglio ai tifosi. Alcune cose sono cambiate dall’avvio del percorso, ma dobbiamo rimanere concentrati sul lavoro e pensare ad incidere dove possiamo farlo. Così stanno facendo i ragazzi, quello che succede all’esterno (riferito ai problemi societari, ndr.) ci deve interessare ma non possiamo influire”.

Ranocchia simbolo

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L’elogio all’abnegazione del gruppo diventa lo spunto per citare l’anima dello spogliatoio, l’unico che in maglia Inter ha alzato un trofeo, nel lontano 2011: “Ranocchia è l’esempio dell’affidabilità di questi ragazzi, gioca poco ma ha davanti uno forte come De Vrij. Eppure ogni volta che è stato chiamato ha risposto alla grande. Se non avessi fiducia in lui, avrei forzato il recupero di Stefan. Lo stesso vale per Young e per gli altri. Loro sanno che io sono coerente, non guardo il più piccolo, il più grande o il nome; sanno sempre che c’è una scelta per fare il meglio all’Inter. Per questo si è creato questo rispetto. Tutti diamo tutto per l’Inter e lo sanno, per questo si è creata questa simbiosi. Ora sarebbe bello portare qualcosa di importante in una stagione non facile e dare una soddisfazione ai tifosi dopo tanti anni”.

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