Coni, Figc e Lega calcio, appello allo Stato: “Aiutateci a rifare gli stadi”

Malagò, Gravina e Dal Pino scrivono al Governo per porre l’attenzione sulla questione impianti: “Da noi i tempi per l’autorizzazione sono di 8-10 anni, all’estero di 2-3”

Stadi nuovi o ristrutturati per ripartire. Stato, aiutaci. Lo scrivono i presidenti di Coni, Federcalcio e Lega in una lettera al premier Conte e ai ministri Gualtieri e Franceschini. L’intervento parte dalla denuncia dello stato di crisi in cui versa anche lo sport, amplificato dalla violenza della pandemia, e dalla speranza di una riapertura. Ma il problema è: ripartire con questi stadi è come usare un motore a cilindrata ridotta. “Dobbiamo evidenziare e denunciare lo stato obsoleto e carente delle infrastrutture sportive del nostro Paese, imparagonabili rispetto agli stadi presenti in Europa – scrivono Malago’, Gravina e Dal Pino – Il confronto con il contesto europeo è impietoso, l’Italia si pone alle spalle di Inghilterra, Germania e Spagna in termini di ricavi medi da gare, spettatori, modernità degli impianti, numero di nuovi stadi costruiti negli ultimi vent’anni”.

Iter lento

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La lettera entra nel merito sulla lentezza del processo di autorizzazione nonostante i recenti provvedimenti legislativi. “Le case per i nostri tifosi non sono più accoglienti, necessitano di un rinnovamento profondo non più procrastinabile e richiesto a gran voce da molte società, fermate da una burocrazia che impedisce loro di investire e rinnovare, anche a beneficio dell’intero sistema sportivo italiano. I tempi medi per ottenere l’autorizzazione ad erigere un nuovo impianto in Italia variano tra gli 8-10 anni, dato sensibilmente superiore rispetto al benchmark europeo che si attesta a 2-3 anni”. Rispetto al recente intervento “sblocca stadi”, che ha limitato il potere delle sovrintendenze (vedi polemica sul Franchi di Firenze e la conservazione delle strutture architettoniche disegnate da Pierluigi Nervi), la lettera insiste anche sulla possibilità di nuovi impianti.

25 mila

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Al documento è allegato il Rapporto Monitor Deloitte che stima la possibilità di un investimento “fino a 4,5 miliardi di euro per i prossimi 10 anni, con la creazione di 25 mila nuovi posti di lavoro e un gettito fiscale di 3,1 miliardi di euro che favoriranno l’economia reale. Non possiamo più aspettare, chiediamo al Governo l’apertura di un tavolo di lavoro dedicato e un’azione concreta e immediata per far ripartire il nostro sistema, non perdiamo altro tempo”.

Richieste

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Fra le proposte c’è quella di “ridurre il numero di autorità competenti coinvolte nel processo autorizzativo, attualmente 6, allineandoci alle best practice di mercato (in Germania, vengono coinvolte 1/2 autorità a seconda dei casi); comprimere il numero di fasi previste dall’iter autorizzativo, attualmente 7, avvicinandoci alle best practice europee (sempre in Germania, 2 fasi) o alla media europea (5 fasi); rimuovere i vincoli legislativi relativi alla destinazione d’uso delle strutture, in particolare per quanto riguarda il divieto ex-ante di prevedere opere residenziali (limite presente esclusivamente in Italia)”. Richieste che faranno discutere – soprattutto l’ultima – ma che meritano sicuramente una risposta.

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