Conceicao, papà Sergio applaude la Juve: “Francisco vuole…”

Alla Juventus avere figli d’arte in squadra sta diventando quasi un’abitudine. Francisco Conceicao (al momento ai box per infortunio) è solo l’ultimo della lista. Il portoghese vive in una famiglia nata con il pallone con l’ombra del papà Sergio, ex Lazio e Inter, a proteggerlo. Il centrocampista ha elogiato l’ala della Vecchia Signora, con estrema sincerità, in un intervento a Radiosei: “Lui è diverso da me, è forte nell’uno contro uno e ha voglia di vincere”. Queste ultime parole rispecchiano a pieno il Dna del club e ora il classe 2002 potrà dare il suo contributo per allargare la bacheca della società e confermare la stima del padre. 

Conceicao alla Juve, cosa ne pensa papà Sergio

“Io e Francisco siamo molto diversi, ma lui è un bel giocatore. Ha un ottimo cambio di direzione, nell’uno contro uno è davvero bravo. Deve ancora crescere, ma alla sua età è normale. Lui ha questa voglia di vincere sempre, questa fame che lo spinge sempre a dare il massimo. La nostra è una famiglia di calciatori, uno gioca a Cipro, un altro a Zurigo, poi c’è Moser che è in seconda divisione in Portogallo. Cinque figli e tutti nel calcio” – ha spiegato Sergio Conceicao sul figlio, che ha già esordito con la Juventus. E ha messo in mostra tutte le qualità elencate dal padre, puntando sempre l’avversario e creando tante situazioni di pericolo. Ora sta recuperando da un infortunio e i bianconeri sperano di riaverlo presto.

La Lazio e il ricordo di Eriksson

La Lazio non l’ho mai dimenticata. Mi sono trovato benissimo, vengo spesso a Roma ed i tifosi biancocelesti mi sono rimasti nel cuore. Sono un professionista, non si sa mai dove posso capitare. Questa piazza, certamente, mi ha riempito il cuore. Continuo a dire ‘forza Lazio’ sempre, l’ho fatto anche nella scorsa stagione in tv dopo una gara di Champions. Devo guardare avanti, allenerò in qualsiasi squadra, certo non alla Roma (ride,ndr)” – ha aggiunto Conceicao. Su Eriksson, recentemente scomparso: “Sven era una persona eccezionale, e questo va oltre le sue qualità da allenatore. Era un gentleman, tutti i giocatori erano legati a lui. Nella sua Lazio c’erano tanti giocatori di personalità, ma lui gestiva i diversi caratteri in maniera impeccabile. In settimana litigavamo, ma riusciva a fare in modo che la domenica fossimo una famiglia. Se ne è andato confermandosi sempre positivo, pensando più agli altri che non a se stesso. Mi viene ancora la pelle d’oca a sentire le vecchie radiocronache o a vedere i miei gol con la Lazio. Mi dispiace che non abbiamo vinto la Champions League, quello per me è un rammarico. Quella squadra meritava di arrivare fino in fondo anche in quella competizione. Abbiamo vinto tutto, ma quello resta un rammarico”.

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