Commisso: “Franchi, che fallimento”

È tornato all’improvviso il Rocco dell’estate 2019. Quello che piaceva a tutti e che suscitava entusiasmo a ogni sua frase. A distanza di quattro anni dall’acquisto della Fiorentina, con più sogni nel cassetto, qualche disillusione in meno ma lo stesso carico d’entusiasmo, il presidente viola ha scelto di sposare di nuovo la via di un confronto sereno, anche con la stampa. Certo, i risultati conseguiti dalla squadra di Italiano hanno aiutato nel pacifico processo di trasformazione eppure – a dispetto dei toni con cui mister Mediacom è tornato a parlare – non è mancata la consueta chiarezza nel lanciare segnali. A cominciare dal tema stadio, sul quale dall’America Commisso ha assistito da spettatore (poco divertito) al balletto tra Firenze e Bruxelles per i fondi del PNRR: «Ormai ho capito che la politica e la burocrazia stanno rovinando l’Italia» ha ammesso sconfortato il patron. «Nel 2019 abbiamo proposto di rifare il Franchi con i nostri soldi, poi abbiamo pensato a Campi ma anche lì ci hanno detto no. In America i Titans rifaranno lo stadio con il denaro pubblico e l’aiuto della politica, qua invece tutto questo non è possibile. Ormai, a 73 anni, posso dirlo: il Franchi è stato il fallimento più grande della mia vita. E forse è pure colpa mia».

Che perdite

Anche perché, per adesso, la Fiorentina non è riuscita ad avere le risposte che sullo stadio attendeva da tempo. Ovvero dove la squadra traslocherà durante i lavori (l’ultima idea a cui sta lavorando Palazzo Vecchio è il Ruffino Rugby Stadium, impianto a due passi dal Franchi), quale sarà il costo della nuova concessione e come saranno organizzati gli spazi commerciali. L’unica cosa certa, in caso di trasloco, sarà una rimessa economica stimata in 30 milioni tra mancati introiti da botteghino e diritti tv: «Non siamo il balocco della politica e siamo preoccupati da questa vicenda: il nostro spostamento non sarà una scelta ma un obbligo» ha aggiunto il dg Joe Barone. Ma anche sul fronte stadio nuovo il capitolo pare essere ormai chiuso: «Il treno è già passato per quanto riguarda Campi Bisenzio. Ormai aspettiamo che il Comune termini il progetto per il Franchi, visto che i 55 milioni non sono un ostacolo insormontabile. Ma allo stato attuale non ci metterò un soldo» ha ribadito Commisso.

Tocca al governo

Sull’argomento, attraverso una nota, ha voluto dare una risposta anche il sindaco Nardella: «Prendiamo atto che il patron della Fiorentina non intende investire un euro sul Franchi. Ora il Governo si assuma le sue responsabilità e trovi una soluzione ai 55 milioni necessari a completare l’investimento». Nel frattempo il Comune ha inviato le comunicazioni formali alle ditte in gara per presentare un’offerta per l’appalto: entro il 13 giugno le ditte selezionate dovranno inviare le loro proposte. E pur, dunque, il progetto si muove.

Sogno Champions

Nel corso della conferenza fiume di Commisso (durata 90′, come quelli che tre giorni fa gli hanno regalato la prima storica finale da presidente viola) non sono poi mancati riferimenti al futuro della squadra: «La nostra ambizione è quella di essere sempre più competitivi, anno dopo anno. Intanto pensiamo a vincere qualcosa in questa stagione» ha aggiunto: «In quattro anni ho speso quasi 450 milioni ma le perdite non sono mai finite. E non finiranno, a meno che non andiamo in Champions: abbiamo un problema di ricavi». Un obiettivo, dunque, ambizioso che la Fiorentina proverà a rincorrere già dal prossimo anno con Italiano in panchina («L’ho sempre difeso e resterà con noi») e Pradè a capo dell’area tecnica («Ha lavorato benissimo»), potendo peraltro contare sulle nuove strutture del Viola Park: «Faremo lì il ritiro» ha concluso Commisso: «Mi erano stati promessi 400 posti auto ma il Comune ce ne fornirà solo 200» è stata l’immancabile stoccata finale. Più pacifico sì. Ma pur sempre Rocco Commisso.


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Precedente Napoli, il gol che illude di Olivera ha una dedica speciale: ecco quale Successivo Bologna-Juve, le scelte di Motta