Colpo del Verona, Atalanta battuta in casa e sorpassata

I gialloblù superano la Dea in classifica: decide un rigore di Veloso e un contropiede perfetto di Zaccagni. Tre gare senza vittoria in campionato per Gasp

Dal nostro inviato Andrea Elefante

28 novembre – Bergamo

L’Atalanta perde pezzi (Gosens, non recuperato e chissà quando lo sarà, e nella ripresa ancora Gollini: allarme ginocchio sinistro) e soprattutto punti: il Verona la morde appena può e la sorpassa in classifica. La Champions dovrebbe far bene al morale ma fa male alla classifica, ancora una volta nella gara di campionato successiva ad una europea. Ma fa male anche non segnare: 5 gol nelle ultime sei gare di campionato e i gol subiti ora sono 16. Due del Verona, che resiste per un tempo abbondante dietro lo scudo di Silvestri (e degli errori nerazzurri), trova il gol su rigore e poi gioca un’ultima mezzora perfetta, di rimessa, chirurgica come il 2-0 di Zaccagni e le scelte di Juric: tattiche e di uomini, perché Veloso nella ripresa è il radar che guida la squadra in maniera perfetta.

Le scelte

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Gasperini può utilizzare Romero (che però va in panchina: gioca Palomino) e Depaoli, che erano in dubbio, ma oltre che a Malinovskyi e Miranchuk, positivi accertati al coronavirus, deve rinunciare pure a Pasalic, ancora alle prese con un’infiammazione all’osso pubico, e soprattutto a Gosens, tornato da poco (e in ottimo momento di forma) dopo un problema al polpaccio: la sofferenza emersa al collaterale del ginocchio sinistro martedì a Liverpool gli ha impedito di recuperare in tempo, al suo posto Mojica. Davanti ancora Gomez e Ilicic, dietro a Zapata. Juric alla fine recupera Lovato, che era in dubbio, e a centrocampo rinuncia a Veloso, scegliendo Ilic. Faraoni e Dimarco sulle fasce, il 3-4-2-1 è completato da Barak e Zaccagni, alle spalle di Di Carmine.

Primo tempo

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Tre occasioni da gol per l’Atalanta, zero per il Verona, ma la resistenza a oltranza della squadra di Juric funziona. Meno schiacciata nella prima mezzora, fino all’uscita di Lovato (riacutizzarsi del problema muscolare all’adduttore che lo aveva tenuto in dubbio) che cambia gli equilibri: fin lì il ragazzo aveva tenuto molto bene su Zapata, consentendo a Dawidowicz di dedicarsi “a uomo” al Papu Gomez, per questo costretto ad uscire e ad arretrare molto per cercare spazi. Così la prima chance nerazzurra arriva solo al 18’, quando Zapata cerca e trova il sinistro di Ilicic, che alza troppo sopra la traversa. E’ la chance più nitida, seguita tre minuti dopo da quella sprecata da Freuler, che ha una mezza autostrada ma allarga molto il destro. Quando Lovato si arrende, Juric è costretto a dirottare Dawidowicz su Zapata, destinando l’adattato Danzi, che va sul centro destra della linea a tre, alla cura di Gomez. E sono proprio il Papu e Zapata a dettare il cambio ritmo dell’Atalanta, che alza il suo raggio di azione di venti-trenta metri: il Verona fatica ad allentare la pressione, anche perché Palomino martella Di Carmine quando prova a far salire la squadra, e l’Atalanta lo schiaccia nella sua metà campo, rendendosi pericolosa con un gran destro di Gomez (murato bene da Silvestri) e un colpo di testa fuori di Mojica su cross dall’altra fascia di Hateboer.

Secondo tempo

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Silvestri alza ancora il suo muro su Toloi al 7’, ma un minuto dopo, quando Veloso scheggia la traversa, il Verona fa intuire che non si limiterà a stare rintanato a protezione dello 0-0. Rischia ancora per un colpo di testa di Zapata su corner di Muriel (ancora fenomenale Silvestri), fa paura ancora con un colpo di testa di Di Carmine, fuori di poco. E’ l’antipasto del gol dell’1-0, quello che sgonfierà l’Atalanta: Dimarco lancia in profondità Zaccagni, Toloi è in ritardo e lo abbatte, Veloso dal dischetto è una sentenza. Non i rimedi di Gasperini, che cambia via via tutto l’attacco, con Lammers (inconcludente), Muriel che prepara benissimo l’1-1 ma poi lo spreca con un sinistro orribile e alla fine anche Diallo. Ma la lucidità della squadra di Gasperini è inversamente proporzionale alla condizione di quella di Juric, che con la freschezza dei cambi tiene sempre viva la squadra, che ancora con una micidiale ripartenza chiude i conti: invito illuminato di Veloso, controllo al bacio di Zaccagni che chiude sul palo più lontano tiro e partita. Il resto è frustrazione dell’Atalanta, come i suoi ultimi tentativi di Hateboer, ancora cancellati da Silvestri.

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