Col Venezia l’alba della nuova Juve. A partire da Miretti

La prima volta da titolare del centrocampista diciottenne è un chiaro segno: le tre gare conclusive del campionato saranno il laboratorio verso il 2022-23

Il 18enne Fabio Miretti in campo dal 1’, il partente Paulo Dybala in panchina. Poi la vittoria la firma il trentacinquenne Bonucci, nel giorno del suo compleanno, ma questa è un’altra storia. Nel calendario juventino contro il Venezia è di fatto iniziata la prossima stagione: lo ha lasciato intendere Allegri nelle sue scelte di formazione e lo ha confermato nel dopo partita, quando ha parlato dell’intento di fare più punti possibile in questo finale per ricominciare la prossima stagione nel migliore dei modi.

Personalità e gamba

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Il simbolico passaggio di consegne fra vecchio e nuovo corso sta nell’esordio da titolare del giovanissimo centrocampista, protagonista peraltro di una gara molto positiva, fatta di testa, gamba e pure tiro. Miretti è destro ma un paio di volte contro il Venezia ci ha provato col mancino (“Il pallone era arrivato lì”, si è quasi giustificato nel dopo gara), ha chiesto e ottenuto di battere vari calci da fermo (sugli sviluppi di una sua punizione è pure scaturito il primo gol di Bonucci), è stato punto di riferimento fisso della squadra. Insomma, un debutto di spessore, qualità e personalità che fa sognare tifosi e allenatore, anche se Allegri, da tecnico scafato qual è, prova a gettare acqua sul fuoco. Ma l’operazione gli riesce a metà: “Fabio ha fatto una bella partita. Sa giocare a calcio, per lui è molto più facile, poi è uno che cerca sempre di giocare la palla avanti, questo è un buon segno. Ha giocato con grande personalità e ha grossi margini di miglioramento, ha solamente 18 anni. Oggi non era facile e nel primo tempo la squadra si è appoggiata molto su di lui. Di questo sono molto contento”. Allegri ha poi ringraziato “tutto il settore giovanile che l’ha portato da 8 anni fino ad ora, non è facile che un ragazzo che entri nella Juve così piccolo arrivi in Serie A”.

La telefonata che non c’è

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Lui intanto non ha nessuna fretta di celebrarsi sui social e nemmeno può condividere con la famiglia sugli spalti la gioia di un simile esordio dal 1’: “I miei genitori sono in viaggio all’estero, li sentirò più tardi”. Ma la gioia c’è, ed è tanta, dopo 10 anni già trascorsi in bianconero: “È un’emozione indescrivibile per me che ho fatto la trafila alla Juve dalle giovanili alla prima squadra. Giocare in questo stadio dove venivo da tifoso…”. In campo non ha però tradito emozioni: “Ero a mio agio e sono stato bene coi compagni”. Fra cui c’è anche l’esempio cui si ispira: “A me piace giocare da mezzala destra, guardo e imparo da Locatelli”. Insieme all’idolo De Bruyne, beninteso.

Parola di capitano

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Ed eccola, un’altra simbolica “promozione”, che esce dalle parole di capitan Bonucci, che ha quasi il doppio dei suoi anni: “Miretti ha fatto una gran partita, ma noi che lo conosciamo non abbiamo visto nulla di nuovo. Sapevamo che le sue qualità potevano essere importanti per noi, anche se è giovane. Adesso siamo in un percorso di crescita, di ringiovanimento, e ben vengano dei giovani che ci portano entusiasmo. Io, da parte mia, devo mettere a loro disposizione l’esperienza e trasmettere cosa significa vestire la maglia della Juventus: non mollare mai e combattere fino alla fine”. E chissà che nelle prossime giornate Allegri non conceda spazio ad altri dei migliori giovani bianconeri di quella Primavera arrivata a un calcio di rigore dalla finale di Youth League, la Champions di categoria. Finora hanno avuto minuti in A anche l’attaccante Marley Aké e il trequartista Matias Soulé, già nel giro della nazionale argentina. Si sono invece solo seduti in panchina invece i vari Senko, Raina, De Winter, Stramaccioni e Zuelli. Magari nelle prossime toccherà a loro, o ad altri.

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