Ciclismo, Moser difende il candidato c.t. Fondriest dai leoni da tastiera pro e contro il successore di Davide Cassani

Fondriest c.t. della Nazionale di ciclismo? È l’erede giusto dell’attuale Commissario tecnico Davide Cassani? Benché la sua nomina non sia ancora ufficiale (è attesa a ore), sui social divampano i commenti. Se ne contano centinaia. Per ora. Favorevoli e contrari. Metà e metà. Una tempesta perfetta di voci, giudizi, analisi. Tanto che poco fa ha sentito il bisogno di intervenire nientemeno che Francesco Moser, trentino doc, detto lo “Sceriffo” per la sua riconosciuta capacità di saper gestire il gruppo durante la corsa.

Insomma, quando parla Moser non resta che ascoltarlo. Non a caso con 273 vittorie su strada da professionista risulta a tutt’oggi il ciclista italiano con il maggior numero di successi. Più di Saronni (193) e di Cipollini (183). E terzo assoluto a livello mondiale alle spalle di Mercks (426) e Van Looy (379).

Francesco Moser difende Fondriest

Dalla collina della sua amata Palù, Moser ha sfoderato la spada per zittire rosiconi e leoni da tastiera ed ha twittato: “Guidare l’Italia è diverso da guidare una squadra di club. Ormai nel ciclismo moderno il c.t. fa quasi solo le convocazioni. E poi non dimentichiamoci che parliamo sempre di un campione del mondo, non dell’ultimo arrivato. Uno che ha avuto l’onore di avere in ammiraglia un certo Alfredo Martini”. Cioè un vero maestro, mitico c.t. (1975-1997), il commissario che ha pilotato a vincere la maglia iridata, oltre a Moser, anche Saronni, Argentin, Fondriest, Bugno. Più sette argenti e sette bronzi.

Pro e contro Fondriest ct della Nazionale di ciclismo

Due le scuole di pensiero. Ovviamente di segno opposto. Chi è d’accordo con la scelta (ripeto, non ancora però  ufficiale) del presidente  della Federazione ciclistica Dagnoni e chi la contesta trovando Fondriest indubbiamente “una grande persona” ma da troppo tempo “fuori dal giro”.

Gli rimproverano di non aver mai fatto il direttore sportivo, di essere tuttalpiù un procuratore, di non avere la necessaria energia. Ci sono anche quelli che suggeriscono di lasciarlo lavorare in pace e di attendere i risultati prima di sentenziare. Non pochi ricordano che con i corridori attualmente in campo non si vince niente o poco. Discutibile. Dunque sull’ammiraglia ci può stare qualunque c.t.

C’è anche chi è andato giù duro attaccando i  “criticoni in servizio permanente”, e scomodando addirittura Umberto Eco. Il quale – detto tra noi – diceva: “I blog e i social hanno permesso ad una massa di imbecilli di esprimersi”. L’incendio divampa. Se Dagnoni non si sbriga a uscire da un silenzio assordante finirà che l’incendio divorerà il bosco. Caro presidente di questi tempi non va trascurata neppure una favilla. 

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