Ciclismo, Cassani rientra come ambasciatore di Dagnoni che lo silurato a Tokyo o farà il commentatore in Rai?

Ciclismo post olimpiadi, colpo di scena. Con retromarcia. Il c.t. Davide  Cassani , “scaricato“ nel bel mezzo delle Olimpiadi (senza tanti preamboli) dal neo presidente della Federazione, Cordiano Dagnoni, potrebbe rientrare nella Federciclismo con un ruolo diverso e inedito. Il ruolo di Ambasciatore del ciclismo azzurro.

L’offerta è partita dallo stesso presidente Dagnoni nel corso di un “faccia faccia“ – a Roma – voluto da entrambi. Cassani chiedeva lumi su una “ cacciata” fulminea, clamorosa, oltremodo ruvida se non offensiva.

Nei confronti di un c.t. stimato da tutti nel Circus del ciclismo. Che ha sempre servito la causa per otto stagioni con passione, lealtà, riconosciuta competenza.

Dal canto suo Dagnoni, un passato da industriale e ciclista – eletto a febbraio per il quadriennio 2021-2024 – laureato in marketing,  ha voluto spiegare la svolta che intende imprimere. Ad un ciclismo moderno, globalizzato, supportato da una rilevante tecnologia, con un pubblico che cresce ogni anno.

Un ciclismo che sta cambiando pelle, capace di sedurre i giovani ma anche i grandi sponsor come la britannica Ineos. Dunque un ciclismo avviato ad una vera rivoluzione, che intende “rompere“ con il pesante fardello del passato. Oggi una squadra che di professionisti costa 30-50 milioni a stagione, gli ingaggi sono saliti alle stelle, l’attrezzatura anche.

Ciclismo, oggi si corre con bici da 25 mila euro

Faccio un esempio: ci sono bici che costano media,ente 10-12 mila euro ciascuna. Top Ganna a Tokyo ha vinto con una bici da 25 mila euro.

La domanda che si fanno tutti: Cassani accetterà? E Dagnoni come può rinunciare ad un patrimonio di esperienze e valori rappresentati dal Commissario romagnolo?

In sintesi : la Nazionale targata Cassani – al netto di Tokyo – ha conquistato tre titoli europei (Trentin, Viviani,  Nizzolo), un argento ai Mondiali (Trentin) e se Niballi non fosse caduto in discesa a Rio avrebbe anche un’altra medaglia olimpica.

Cassani non può essere  “giudicato soltanto  dal fallimento della gara su strada di Tokyo, forse la peggiore della sua gestione“ (Pier Bergonzi). Gli è che in questo momento il ciclismo italiano ha tanti buoni corridori (su strada) ma manca il talento cristallino. Il fatto è che ci siamo abituati bene.

Dal 1896 l’Italia ha conquistato 60 medaglie alle Olimpiadi nelle varie discipline del ciclismo. Solo su strada ne abbiamo incassate 19 con nove ori. Nessuno come gli azzurri. E  su pista l’Italia è terza alle spalle di Gran Bretagna e Francia. Il ciclismo è la seconda disciplina, dopo la scherma,  che ha dato più ori all’Italia ( 23, contro 49 ).

Come finirà? Tra persone perbene una soluzione si trova. Forse. Dagnoni non vuole più ruoli tecnici all’interno della Nazionale ma una figura d’ambasciatore del ciclismo azzurro. Se Cassani non avverte il ruolo come un “declassamento“ – e potrebbe anche non esserlo – accetterà.

Ma se annusa un ridimensionamento, saluta e se ne va. Non ha mezze misure: o di qua, o di là. C’è sempre il ruolo di commentatore televisivo che lo aspetta. Con il microfono Rai, ad esempio, sarebbe un perfetto ambasciatore. La missione la conosce bene. E Dagnoni lo sa.

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