Chiesa lo spietato, il gigante Gigio e il prof. Jorginho: l’Italia con loro non trema

Gli azzurri contro la Spagna hanno sofferto, rischiato, senza offrire il miglior gioco di cui sono capaci, ma sono andati avanti. Di voglia e di carattere, aggrappandosi a chi ha tenuto i nervi saldi…

dal nostro inviato  Stefano Cantalupi

7 luglio – Londra (Inghilterra)

I tennisti lo dicono sempre: il grande giocatore si vede nelle giornate storte, sono bravi tutti a dare spettacolo quando ogni cosa riesce facile. Vale a Wimbledon come a Wembley, nel tempio della racchetta come in quello del calcio. E vale anche per la Nazionale di Mancini, fresca finalista degli Europei: contro la Spagna ha sofferto, rischiato, non ha certo offerto il miglior gioco di cui è capace, ma alla fine è andata avanti. Di voglia e di carattere, aggrappandosi a chi non ha tremato nel momento più duro. Bonucci e Chiellini, per esempio. Ma ci scuserete se li diamo quasi per scontati, quei due signori della difesa con mille battaglie alle spalle. Dalla seconda gita azzurra a Wembley, oltre a loro, escono alla grande altri tre italiani: Chiesa, Donnarumma e Jorginho, citati qui in ordine cronologico rispetto al momento in cui si sono presi la scena.

CHIESA

—  

Una volta si diceva “bisogna avere Fede” solo quando nuotava la Pellegrini. Per la seconda volta a Euro 2020, possiamo estendere la frase a Federico, il figlio di Enrico. Il primo tempo dello juventino non era andato benissimo, sembrava la classica serata nera: poco servito, non sempre lucido per la voglia di rompere il predominio spagnolo di pura irruenza. Ma al primo pallone davvero buono, conquistato con caparbietà dopo la chiusura di Laporte su Immobile, non ha fallito. Di sinistro col Galles, di destro a giro con la Spagna. Predestinato quanto volete, ma poi il destino bisogna compierlo.

DONNARUMMA

—  

Prima e dopo il gol di Chiesa c’è stato un super Donnarumma. Eccellente il riflesso su Dani Olmo nel primo tempo, ma naturalmente la copertina se la prende per il rigore parato a Morata. Le qualità fisiche e tecniche del portierone della Nazionale sono sotto gli occhi di tutti, la personalità l’ha mostrata a San Siro fin da 16enne. Polemiche, voci, titoli dei giornali: resta tutto fuori dal campo. Sul rettangolo verde è un gigante, la porta sembra piccolissima quando la occupa lui. E quando si arriva a decidere le gare ai rigori, finora non ha mai perso, in rossonero come in azzurro.

JORGINHO

—  

Infine, il Professore. Un serio candidato a entrare nella lista per il Pallone d’oro, almeno nell’idea della Gazzetta. Jorginho ha mandato a casa gli spagnoli con un rigore glaciale, l’ultimo, lasciando di sasso Unai Simon (che pasticcia spesso, ma sui penalty ci sa fare). Sembra di ghiaccio, non si scompone mai eppure corre come nessuno in questi Europei (prima della semifinale aveva una media di 128 metri percorsi al minuto, da moltiplicare per tutto il tempo in cui è rimasto in campo…). Ieri sera Jorginho aveva accanto le versioni sbiadite di Barella e Verratti: il centrocampo azzurro delle meraviglie ha dovuto tenerlo in piedi soprattutto lui, opposto peraltro a una staffetta Busquets-Thiago Alcantara che qualcosina in carriera ha vinto. A Londra ha portato una Champions, a Londra potrebbe festeggiare un altro trionfo impensabile fino a qualche mese fa: il Prof. è in cattedra anche d’estate.

Precedente Pronostici Europei 2020/ Quote e previsioni per la semifinale Inghilterra-Danimarca Successivo Ecco D’Aversa ma Ferrero insulta un giornalista, l’Ussi “Toni inaccettabili”

Lascia un commento