Chiesa e De Ligt, un gol alle critiche: “Vincere è l’unica cosa che conta”

Esclusi nel big match col Milan e sotto i riflettori delle parole di Allegri, hanno segnato il pari e la vittoria. L’olandese: “Alle critiche sono abituato, ma l’inizio non è stato da Juve, l’importante è il carattere”. L’azzurro non riesce a godersela: indurimento al flessore, rischio recidiva dopo l’infortunio in Nazionale

“La cosa importante è stata il carattere per vincere: i tre punti oggi sono l’unica cosa che conta”. Matthijs De Ligt fa la parafrasi di Boniperti e, per uno abituato a decidere o comunque orientare le partite con quello che fa in difesa, per una volta si prende la palma di match winner col gol del 3-2 che vale la prima vittoria in campionato, al quinto tentativo, della nuova gestione tecnica di Allegri: ultima rete, e unica della sua scorsa stagione, nel 3-1 di fine aprile contro il Parma: “Se sei la Juve devi vincere, avere due punti dopo quattro partite non è da Juve – ha aggiunto l’olandese ai microfoni di Dazn -. Da qui adesso dobbiamo iniziare una serie positiva, questi tre punti sono importanti e adesso andiamo avanti partita per partita: sono contento di questa vittoria”.

LA RISPOSTA DI MATTHIJS

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Anche senza il gol, De Ligt era finito comunque sotto i riflettori, “normalizzato” nei giorni scorsi dalle dichiarazioni di Allegri e poi escluso sia contro il Milan che contro il Napoli: se prendi 8 milioni l’anno e ne sei costati 85, restar fuori nei big match fa notizia anche se significa lasciare spazio alla coppia centrale campione d’Europa. “Sì, io ho bisogno di migliorare sempre, è normale che quando tu non giochi come devi arrivino le critiche – si avventura De Ligt in una specialità non proprio sua, in campo, il (mezzo) dribbling -. Io ho avuto tante critiche nella mia carriera, l’unica cosa importante è che ho bisogno di lavorare giorno dopo giorno e migliorare, così andiamo avanti”.

CHIESA MIGLIORE IN CAMPO

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In mezzo a tante voci si è ritrovato anche Federico Chiesa, perché contro il Milan di lui non era stato soddisfatto Allegri, che a fine partita aveva detto: “Deve crescere e acquisire la consapevolezza di quello che può fare perché siamo alla Juventus”. Tornato titolare, seppur con un avversario di caratura diversa, ha risposto con una prestazione da migliore in campo: moto perpetuo, spesso un po’ nel deserto col rischio di essere fine a se stesso, nella rimonta un carburante fondamentale è stata la sua rabbia di ribellarsi all’incubo che si stava materializzando (come troppo spesso l’anno scorso), trasformato nella dinamo di una partita dominando a destra e dimostrandosi efficace anche a sinistra, presente anche in fase di non possesso per lo meno sulla palla dopo i richiami di Allegri.

IL GOL DI FEDE

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Il gol del 2-2 merita di essere rivissuto per parole, perché c’è tutto Chiesa: è andato a riconquistare una palla sulla linea di fondo a Verde che voleva evitare il corner, ha fatto arrivare la palla a Morata e mentre Alvaro la difendeva nel corpo a corpo Federico si è fatto metà campo da sinistra a destra per andare a riprendersi la sfera dallo scarico dello spagnolo e attaccare l’area dritto per dritto come una coltellata, saltando Nikolaou e Hristov e poi infilando Zoet. Con corollario di palla ripresa in rete per rimetterla al centro: era solo il pari, c’era una partita da vincere.

ANCORA IL FLESSORE

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Poi, come dice De Ligt, sperare di questi tempi che ci siano solo liete novelle è illusorio: quando doveva uscire Dybala per Kulusevski, il cambio l’ha chiesto Chiesa, poi rimasto in panchina col ghiaccio sulla coscia. Ha spiegato Allegri: “Perché si stava indurendo di nuovo il flessore”. Con la speranza che fermarsi subito sia servito, le sue condizioni andranno rivalutate. E’ il flessore infortunato in Nazionale che gli ha fatto saltare due partite, perché Federico è un giocatore di strappi e ha bisogno di sentire di poter strappare. Come si fa senza uno così?

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