Castro, lo sport e l'amico Diego: «Il Che Guevara dello sport»

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Castro, lo sport e l'amico Diego: «Il Che Guevara dello sport»

Fu a Cuba, grazie all’amicizia con il lider maximo che Diego, iniziò la sua disintossicazione dalla cocaina recandosi nell’isola a più riprese

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Fu a Cuba, grazie all’amicizia con il lider maximo che Diego, iniziò la sua disintossicazione dalla cocaina recandosi nell’isola a più riprese

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ROMA – Una grande passione per lo sport, che lui stesso definiva un “diritto del popolo”: Fidel Castro amava in particolare il baseball e lo aveva praticato a lungo, tanto – si racconta – da sfiorare il professionismo; ma anche il pugilato e il calcio, in nome di una sincera amicizia con Diego Armando Maradona, un rapporto stretto di reciproca ammirazione.  La prima volta di Maradona a Cuba, ospite di Castro, fu nel 1987; da allora, i due non hanno più perso contatto. Fu a Cuba che Diego, nel periodo più buio della sua vita, alle prese con la dipendenza dalla cocaina, iniziò la sua disintossicazione recandosi nell’isola a più riprese.

L’INTERVISTA – Nel 2005, nel corso della sua trasmissione “La noche del 10”, Maradona intervistò Castro. «È il più grande della storia», disse l’argentino di Fidel, che ricambiò con un «Sei il Che Guevara dello sport». L’ex Pibe de oro, non a caso, si era fatto tatuare entrambi su un polpaccio e su una spalla.

Video: Maradona intervista Castro

L’AMICIZIA – Con il leader cubano, nel corso degli ultimi anni, i rapporti non si sono mai interrotti. Tra i due c’è stato anche uno scambio di lettere: una di queste fu resa pubblica da Maradona nel 2015 su richiesta di Castro, quando nel mondo s’infittiva il mistero sule condizioni del presidente e quel gesto poteva contribuire a frenare le voci che lo davano già per morto. «Fidel, negli anni di questa sincera e bella amicizia, ho imparato che la fedeltà non ha prezzo», scriveva Maradona.

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L’AMMIRAZIONE PER MESSI – Castro, in una missiva durante i Mondiali del 2014, gli confidò la propria ammirazione per Leo Messi («formidabile atleta che porta gloria al nobile popolo dell’Argentina»), mentre, più politicamente, gli disse di non credere che «sia possibile un’educazione adeguata per i giovani di tutti i Paesi senza lo sport e, nel caso dei ragazzi, senza il calcio».

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