ROMA – Come succede ogni volta in cui gioca la Nazionale, Spalletti in mattinata ha concesso la classica intervista “one to one” alla Rai. L’ultima domanda verteva sui rapporti allenatori-ultras e il caso che ha coinvolto Simone Inzaghi, tecnico dell’Inter appena ascoltato dalla Procura di Milano che indaga sulle curve di San Siro. Ecco come ha risposto il commissario tecnico dell’Italia, che ha allenato il club nerazzurro tra il 2017 e il 2019: «Posso raccontare quanto ho vissuto io nell’esperienza di Milano. Non mi sono mai trovato a che fare con queste situazioni, anzi posso ampliare all’intera mia carriera. Non è mai successo che qualcuno mi abbia telefonato per queste cose. L’ho trovata una cosa nuova, mi ha sorpreso. Non lo so quali siano stati i rapporti precedenti. Uno ti telefona, non lo conosci, non ci hai mai avuto a che fare e penso sia difficile poterci scambiare parole. Io rispondo a tutti, anche ai numeri che non conosco, però poi so riattaccare e so continuare la conversazione con chi mi telefona».
Le parole su Schillaci
Passando al campo e alla partita di questa sera con il Belgio, Spalletti si è augurato che il clic azzurro scattato al Parco dei Principi abbia un seguito e si trasformi nell’inizio di un nuovo percorso. «Queste partite ti possono dare più sicurezza e tranquillità nell’assorbire meglio le difficoltà e le pressioni. Ora mi interessa il Belgio. La chiave tattica sarà di rimanere sempre in ordine pur volendo comandare il gioco e gestire la partita. Loro hanno davanti una velocità che ti fa male, bisogna essere bravi in fase difensiva nell’uno contro uno e saper raddoppiare». Struggente l’emozione dedicata a Totò Schillaci. Lucio lo ha voluto ricordare: «Sono stato travolto e trascinato dal suo impeto, dalla sua voglia, la sua foga nel giocare. Si avventava sul pallone, diventava una tigre nell’andare a concludere in area di rigore».
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