Caso Ultras, si rompe il muro del silenzio: "Devi combinare una strage"

Potrebbero essere una prima smagliatura della linea del silenzio scelto da tutti gli arrestati nell’indagine milanese che ha azzerato i vertici delle curve Nord e Sud, le ammissioni di Cristian Ferrario ritenuto prestanome dei leader ultrà nerazzurro Andrea Beretta e di Antonio Bellocco ucciso un mese fa a coltellate dallo stesso Beretta. Stamane infatti il gip Domenico Santoro ha concluso il giro degli interrogatori di garanzia. Si è recato nel carcere di Opera per il faccia a faccia con Gianfranco Ferdico, il padre di Marco, altro capo delle tifoserie nerazzurre, con Renato Bosetti e Giuseppe Caminiti. Quest’ultimo, come Bellocco legato alla ‘ndrangheta, è accusato anche dell’omicidio del 1992 di Fausto Borgioli, uomo della banda di Francis Turatello.

L’ammissione di Ferrario

I tre e altri due ai domiciliari, convocati a palazzo di giustizia, non hanno risposto alle domande. Cristian Ferrario, anche lui ai domiciliari e assistito dall’avvocato Mirko Perlino, il quale ha chiesto la revoca della misura, ha invece chiarito ammettendo gli addebiti: pur essendo un personaggio di secondo piano, è accusato di trasferimento fraudolento di valori con l’aggravante di aver agevolato l’associazione mafiosa dei Bellocco, in quanto avrebbe incassato 40.000 euro “con causale fittizia: restituzione per cucina” al posto dei due capi ultrà – “che attraverso tale fittizia attribuzione eludevano le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniale” a cui erano sottoposti – come compenso di una “protezione mafiosa da loro fornita” a un conoscente “che aveva effettuato investimenti in Sardegna, osteggiati attraverso atti vandalici”.

La suocera di Bellocco: “Devi combinare una strage”

Mentre si attende la decisione della Prefettura sulla richiesta di protezione avanzata dal Procuratore Marcello Viola per il pm Paolo Storari, titolare con la collega Sara Ombra dell’indagine che ha squarciato il velo sugli affari illeciti e gli intrecci con la criminalità organizzata e non solo nel mondo delle tifoserie di San Siro, dagli atti dell’inchiesta spuntano nuovi paricolari. Si va dalla sete di ‘vendetta’ dalla suocera di Bellocco, che il giorno dopo l’omicidio del genero accoltellato un mese fa da Beretta, arrivata dalla Calabria a Cernusco sul Naviglio e intercettata, al fratello della vittima ha detto: “e dove ti rassegni, e dove?… che ho la rabbia per davvero, ti giuro…devi andare a combinare lo sai che?…devi combinare una strage, ce l’ha tolto davanti un giovane di figlio senza un perché…senza un perché“.

I parcheggi dell’Olimpico

Poi, come emerge da una nelle molte carte depositate alle difese, sono stati documentati “contatti e incontri che appaiono essere prodromici a movimentazioni di partite di droga” . In più ci sono tante intercettazioni sugli interessi di Gherardo Zaccagni, ai domiciliari, che, al telefono con Caminiti, puntava anche a mettere le mani sui parcheggi nei pressi dell’Olimpico di Roma cercando addirittura di avere un “endorsement”, mai concesso, per un “contatto” con il presidente della Lazio, Claudio Lotito e tentando di smuovere i vertici del Coni.


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