Caso Suarez, le intercettazioni: “Esame concordato per filo e per segno”

Nelle carte di Perugia le mail in cui un docente raccomanda all’altro di non cambiare nulla delle domande e delle risposte fatte avere in anticipo all’attaccante: “L’avremmo ripetuto forse venti volte, lui ovviamente parla in spagnolo, eh”

Tutto concordato. Nelle carte dell’inchiesta di Perugia c’è lo scambio di mail in cui, praticamente per filo e per segno, come scrivono i magistrati nella richiesta di misure cautelari (che il Gip accoglie per metà, con la sola sospensione dagli incarichi nell’Ateneo), gli indagati dell’Università per Stranieri, in particolare la professoressa Stefania Spina con il via libera dell’altro docente Lorenzo Rocca, indicavano a Luis Suarez le “5 componenti (task) che gli sarebbero state somministrate durante la prova di esame”. I sequestri del 22 settembre hanno consentito di rintracciare gli allegati con i “file da imparare a memoria per il breve esame orale”. Sono tutti strutturati con una breve introduzione e una simulazione.

uruguay e assisi

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Vengono costruite tutte le domande e le risposte che devono riempire il quarto d’ora di esame. “Provi a confrontare l’Italia e il suo Paese”.

“La mia famiglia è composta da cinque persone: io, mia moglie e i miei tre figli. La famiglia di origine in Uruguay era composto da otto persone: io ho cinque fratelli, due sorelle e tre fratelli, anche la famiglia di mia moglie è numerosa, di solito in Uruguay le famiglie sono numerose. Nella mia famiglia facciamo tutto. Non è una divisione di compiti, tutti possiamo fare tutto, io, mia moglie e i miei figli. A volte discutiamo perché tutti vogliamo fare qualcosa”.

O ancora: Lei si è trasferito da poco tempo in una nuova città; il suo nuovo vicino di casa la ferma e le chiede come si trova. Lei le dice di essere felice, ma anche un po’ preoccupato perché ha tante cose da fare e non ha trotto tempo per la sua famiglia, le chiede quindi un consiglio un bel posto dove poter trascorrere la domenica assieme a sua moglie a i suoi figli.

“Ciao Luis come va? “Ciao Lorenzo, tutto bene, e tu?” “Tutto bene grazie. Come ti trovi a Perugia? E tua moglie e i tuoi figli” “Mi trovo bene, grazie. Anche loro stanno bene. I bambini vanno a scuola. Però sono un po’ preoccupato, ho molto lavoro e ho pochissimo tempo per stare con la famiglia. La sera torno sempre tardi e sto fuori tutto il giorno”. “Lo capisco. Dovresti portarli a fare una gita, qui ci sono dei bellissimi posti da vedere”. “E’ vero Lorenzo, è una buona idea, mi potresti consigliare un bel posto per fare una gita con loro domenica prossima. Il tempo è ancora bello, non fa freddo, possiamo partire la mattina e rientrare a casa la sera all’ora di cena. Mia moglie e i miei figli saranno molto contenti”. “Potreste andare ad Assisi: è una piccola città, molto vicina a Perugia, e ci sono moltissime cose da visitare”. “Perfetto, allora domenica andremo ad Assisi! Grazie Lorenzo, vado subito a dirlo a mia moglie”.

“per filo e per segno”

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L’invio delle mail viene poi commentato con qualche apprensione dai due docenti in vista dell’esame. Dice la Spina: “Del testo su cui lui ha lavorato, gliel’ho mandato tutto in cinque parti con la descrizione domande. L’avremmo ripetuto forse venti volte lui ovviamente parla in spagnolo, eh, tu l’hai visto, però”. E ancora: “Mi raccomando Lorè non uscì da quelle immagini da quelle cose che già…”, dice la Spina. “No, no, tranquilla”, la rassicura Rocca. A questo punto , si inserisce il lavoro degli investigatori per verificare che in realtà le domande al calciatore siano state proprio quelle in sede di esame. L’esame è oggetto di una intercettazione ambientale, quindi nel faldone dell’istruttoria c’è anche l’a tu per tu di Suarez con l’esaminatore. Scrivono i pm: “Ultima e definitiva conferma della rivelazione illecita è data dall’intercettazione ambientale audiovisiva effettuata nell’aula in cui poi si è svolto l’esame, che ha seguito per filo e per segno il canovaccio del pdf inviato dalla Spina a Suarez e a Rocca: il calciatore ha parlato della sua famiglia, ha descritto le due foto che erano state concordate e ha intrattenuto con l’esaminatore una finta conversazione su una immaginaria gita ad Assisi, proprio come ha scritto nel copione concordato prima dell’esame”. Per i pm non vale l’alibi espressa dai due indagati in sede di interrogatorio perché “è stato reso noto tutto lo specifico percorso di esame (e non solo materiale) esemplificativo delle modalità di svolgimento”, sia nelle parti di competenza degli esaminatori che in quella di appannaggio del candidato”. Insomma, un esame anticipato, “per filo e per segno”.

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