Caso curva Inter, il club prende posizione: ecco cosa può succedere

MILANO – L’Inter si dissocia da quanto è accaduto sabato sera, condannando fermamente ogni espressione di violenza. Il resto rimane di competenza di Polizia e Digos. Di sicuro, la sollevazione dopo i fatti di sabato a San Siro non è passata inosservata: quella di svuotare la Curva Nord di colpo, in segno di rispetto verso l’uccisione di Vittorio Boiocchi, è stata una mossa che ha trovato contrari molti tifosi presenti nel settore in quel momento. Persone non appartenenti a gruppi organizzati, in alcuni casi famiglie con bambini, costretti con la forza ad arrangiarsi per vedere il secondo tempo altrove. L’esodo dal secondo anello verde, sabato, è avvenuto durante l’intervallo di Inter-Sampdoria. «Mi informerò su quanto accaduto», ha detto ieri il ministro dello Sport e dei Giovani, Andrea Abodi. Da parte della società, potrebbe scattare qualche iniziativa a tutela dei tifosi che sono stati sfrattati dal proprio posto: non è da escludere un rimborso del biglietto, ma in quel caso andrebbero individuate con esattezza le persone penalizzate.

Curva in lutto

L’uccisione di Boiocchi, freddato davanti alla propria abitazione un’ora prima dell’inizio di Inter-Sampdoria, ha immediatamente mobilitato la Curva Nord che ha scelto il proprio modo di manifestare solidarietà. Nessuno striscione presente nel settore, a differenza degli altri punti dello stadio, men che meno i classici cori a sostegno della squadra. Sulla cornice del 3-0 interista di due sere fa ha pesato la tragica notizia appena ricevuta. Boiocchi, vittima di colpi d’arma da fuoco, sabato era arrivato all’ospedale San Carlo in fin di vita: condizioni ormai irreversibili, che nell’arco di pochi minuti hanno portato alla morte. Durante l’intervallo della partita, la certezza del decesso ha quindi fatto il giro dello stadio. E i tifosi della Curva Nord si sono sentiti in dovere di disertare il secondo tempo. Un settore listato a lutto, per gli interi novanta minuti, e lasciato completamente vuoto dopo la pausa. Ieri a Roma gli ultras della Lazio, gemellati, non hanno tifato per 15’, in segno di vicinanza.

Digos al lavoro

Una decisione drastica che molti dei loro compagni di tifo hanno dovuto subire. Ieri sui social parecchi hanno fatto presente il malcontento e lo sdegno per l’abbandono obbligato del proprio seggiolino. Soprattutto chi si è sobbarcato un lungo viaggio per raggiungere Milano, e avendo pagato il biglietto. La Digos nel frattempo studia le immagini tramite le telecamere, quelle proprie e dello stadio. Le indagini sono partite, mentre le testimonianze che arrivano dopo i fatti di San Siro parlano di famiglie con bambini che cercavano di entrare in settori più tranquilli e dove c’era ancora posto per vedere la partita. Le forze dell’ordine hanno respinto i loro tentativi.


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