Caso biglietti alla Juve Gli atti alla procura Figc

Lo Juventus Stadium. laPresse

Lo Juventus Stadium. laPresse

A Torino siamo agli sgoccioli, a Roma agli inizi. L’indagine sull’infiltrazione della criminalità organizzata nel bagarinaggio dei biglietti della Juve è diventata materia di interesse anche per la procura della Figc: gli atti, richiesti al tribunale piemontese, sono finalmente arrivati sul tavolo del neo procuratore federale Giuseppe Pecoraro. I contatti tra le due procure, in realtà, sono più antichi e risalgono ai tempi di Stefano Palazzi: il caso è stato ora ereditato dall’ex prefetto di Roma, in carica da fine agosto. In ogni caso, anche in Federazione vogliono far luce sui rapporti del club con un clan che è riuscito a garantirsi ricchi profitti dalla rivendita dei biglietti. Nessun atto ufficiale è stato ancora compiuto, ma a breve dovrebbe essere aperto un fascicolo, come normale in questi casi.
ARTICOLO 12L’indagine torinese è un capitolo di un’ampia inchiesta sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nell’Alto Piemonte ed è stata funestata dal suicidio di un teste: il 9 luglio Raffaello Bucci, capo ultrà e collaboratore della Juve, si è gettato da un ponte alle porte di Fossano. Alcuni manager bianconeri sono stati sentiti come persone informate sui fatti, ma nessuno è indagato. Anzi, la società si dichiara parte lesa e sta collaborando con la polizia nello stringere le maglie contro i bagarini. La procura di Torino sta completando gli ultimi riscontri, soprattutto su Rocco Dominello, figlio di un boss introdotto nella curva dello Stadium. La procura della Figc, invece, dovrà accertare se è stato violato l’articolo 12, comma 1 e 2, del codice di Giustizia Sportiva, che regola i rapporti tra club e gruppi di tifosi “in materia di distribuzione al pubblico di biglietti”. Nel caso di deferimenti e successive condanne, la Juve rischia un ammenda, ma non è escluso che l’inchiesta possa essere archiviata.

 Filippo Conticello 

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