Carraro esclusivo: “Eravamo figli di nessuno, Paolo Rossi ci portò alla vittoria”

«Mi raggiunge proprio mentre sto guardando il documentario su Paolo Rossi che ha trasmesso ieri sera Raidue. C’è una mia intervista… Ripensavo a quel ragazzo così poco personaggio. Quando registrammo credo che non fosse ancora malato eppure lo trovavo dimesso, quasi schivo, di poche parole. Ricordo che pensai: che strano, è un toscano anomalo, di solito i toscani hanno lo scilinguagnolo». Da giovedì l’82 è diventato, purtroppo, un parco a tema. Franco Carraro, oggi ottantunenne, in quel periodo era il presidente del Coni, «non solo quello, direi», precisa. «Allora gli introiti del Coni provenivano in massima parte dal Totocalcio e da spettatore più che interessato non mi persi una sola partita del Mondiale. Facevo avanti e indietro dall’Italia, mi trattenni in Spagna soltanto tra la semifinale e la finale. Non ero semplicemente il presidente del Coni perché tra il ’76 e il ’78 ero stato a capo della Federcalcio e proprio in quel periodo furono poste le basi del trionfo del Bernabeu. Precisamente nel ’77, quando incontrai Fulvio Bernardini e lui mi informò che avrebbe lasciato. Si sentiva vecchio. Io e Bernardini ci davamo del tu, anche se avrebbe potuto essere mio padre. Era laureato, uomo di notevole spessore, un personaggio particolare. Fu lui a suggerirmi di dare la Nazionale a Bearzot. «E’ bravo e ci tiene tantissimo, se lo merita», spiegò… «Ha per caso avuto occasione di conoscere personalmente Bernardini?».

Sono bolognese, a Bernardini è legato il nostro ultimo scudetto.
«Grande gioia quando lo tolse all’Inter».

Ma presidente…
«Lo dico da ex presidente del Milan. Le stavo raccontando che le partite le vidi tutte. All’inizio con una certa inquietudine, pesantissima l’atmosfera che si creò dopo le prime uscite. Quella Nazionale era figlia di nessuno, ricordo le parole del mio amico Matarrese, all’epoca presidente della Lega calcio».

Leggi l’intervista completa sull’edizione odierna del Corriere dello Sport – Stadio

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