Carissimi intermediari: la spesa è aumentata del 24,3%

Il primato di soldi spesi per le intermediazioni è ancora quello del 2019, 654,7 milioni di dollari. Ma rispetto al 2021 la spesa è aumentata del 24,3%. Nel 2022 i club hanno sborsato circa 622,8 milioni

Consiglio spassionato per chi vuole lavorare nel mondo del pallone. Vuoi puntare su un mestiere redditizio che avrà sempre più peso in futuro? Allora infilati nel mondo delle intermediazioni, quella figura di raccordo che fa da tramite tra il calciatore e il club quando c’è da chiudere un affare, non importa se da cento milioni o da 500 mila euro. In una parola: commissioni, che stanno dilagando e sono diventate un grande problema per il mondo del calcio.

L’ultimo rapporto della Fifa legato ai trasferimenti internazionali racconta di come le società si avvalgono sempre più di intermediari, ma al tempo stesso anche i calciatori, bramosi di trovare squadra attraverso una figura che abbia rapporti e conosca il Paese.

E L’ITALIA?

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Nel 2022 i club hanno pagato circa 622,8 milioni di commissioni, con un aumento del 24% rispetto all’anno precedente. Non solo. Il numero di società che hanno utilizzato intermediari è cresciuto del 22%, mentre il 15,3% di calciatori coinvolti in trasferimenti internazionali si è fatto aiutare da un agente esterno (3086 operazioni di mercato). Il record di soldi spesi per le commissioni è ancora quello del 2019, 654,7 milioni di dollari, ma rispetto al 2021 la spesa è aumentata del 24,3%. Da qui la divisione: l’Inghilterra resta il Paese leader anche per la scelta degli intermediari – 203,2 milioni di dollari di commissioni tra tutti i campionati, dalla Premier alla League Two -, mentre l’Italia si piazza al secondo posto con 88,5. Seguono Portogallo (65,9), Spagna (60,4), Germania (56,1) e Francia (30). Aumento significativo anche nel calcio femminile: gli intermediari che agiscono per conto del club sono cresciuti del 42,9% rispetto al 2021, mentre la percentuale di quelli che operano per le giocatrici è del 6,6% (+1,2 rispetto al 2021). Parliamo di 340 trasferimenti internazionali.

LE SOCIETÀ

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Anche qui la crescita è nei numeri. Nel 2014 gli intermediari sono stati coinvolti in 843 operazioni. Nel 2021 in 1532. Una crescita esponenziale che ha coinvolto 60 federazioni. Come l’anno scorso, le squadre italiane hanno la seconda quota più alta con il 37,6%, seguita dai club danesi (30,6) e dietro solamente agli inglesi (45,5). Austria, Svezia, Galles, Germania, Russia, Ungheria e Scozia completano la top 10. Quasi due terzi di tutti i bonifici internazionali inoltre, ovvero il 65,2% nel 2022, sono trasferimenti di giocatori a contratto. In questi casi la società che vende il calciatore non ha una parte attiva nell’affare, ma circa il 6,1% dei settemila trasferimenti internazionali vedono coinvolto un intermediario che agisce in nome del club. L’Italia è il Paese leader con il 21,4% di intermediari utilizzati per la cessione di un giocatore, seguita da Serbia (21) e Francia (13). La Uefa è la confederazione che spende di più in commissioni, 96,2%. Seguono la Conmebol (16,3 milioni), la Concacaf (4,3), l’Asia (2,7) e l’Africa (300 mila euro). Nessuna spesa in Oceania infine. Lì l’intermediario non va di moda.

I GIOCATORI

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Altra crescita. Se nel 2014 i calciatori che hanno utilizzato intermediari sono stati poco più di duemila, ora sono 3086. In più della metà degli affari l’unico soggetto rappresentato da una figura terza era il giocatore (56,3%). Il secondo e il terzo caso, invece, riguardano operazioni che hanno coinvolto solo un intermediario per la società attivante (20,1%) e affari in cui erano presenti tutte le parti (13,2%). I calciatori ad aver utilizzato di più queste figure? I cechi (42,5%), seguiti da britannici (41,9), irlandesi (41,7), canadesi (41,3) e norvegesi (40,6). Seguono i danesi, gli statunitensi, gli australiani, gli austriaci e i tedeschi. La fascia d’età che si avvale di più degli intermediari è quella che va dai 18 ai 23 anni (16,8%), seguita dai minorenni (16,1) e dai 24-29enni (15,4).

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