TORINO – Non stupisca il lungo silenzio dopo la massima “Motta è un grande allenatore, ma lui ha la sua carriera e io la mia”. Monsieur Rabiot è uomo di strappi, inseguimenti, meline e colpi di genio. È così da sempre, in campo e pure quando discute di contratti, soldi e clausole. Lo hanno capito per primi i dirigenti del Créteil: in un giorno di primavera videro quel talentuoso adolescente ricciuto presentarsi in sede, accompagnato da mamma Veronique, per comunicare un’imminente partenza in direzione Manchester City. “Ragazzo, non sarà un po’ presto?”, devono avergli detto. Era il 2008. Arrivederci alla Valle della Marna e alla regione dell’Île-de-France, agli amichetti del quartiere e pure agli insegnanti della scuola media: le sirene inglesi sussurravano dolci melodie alle orecchie del piccolo Adrien. La stessa Inghilterra – con Arsenal, Chelsea e Tottenham in testa – oggi è tornata a tentarlo, a 48 ore dalla scadenza del suo secondo contratto con la Juventus.
Strappi continui
Bello l’ambiente, bella la centralità nel progetto, belli i sorrisi discreti della gente di Torino e la stima dei tifosi, eppure Adrien deve aver fatto i conti arrivando alla conclusione che un centrocampista del suo calibro in Europa può costare dai 50 ai 60 milioni di euro; e allora, anche legittimamente, chiede uno stipendio da top player (almeno 8 milioni l’anno) che Giuntoli farebbe fatica a giustificare vista la politica societaria di riduzione del monte ingaggi (la proposta è di 7 più bonus). Non chiamatela rottura, quella di andar via a parametro zero è un’abitudine: dopo il Créteil e i sei mesi poco fortunati a Manchester, è ricapitato nel 2010 ai tempi delle giovanili nel Pau: alla finestra c’era il Psg e Adrien seguì ancora una volta l’istinto. A Parigi è rimasto fino al 2019 – con una parentesi di sei mesi in prestito al Tolosa – prima di cambiare vita e approdare alla Juve dopo il lungo corteggiamento di Allegri, che poi fu esonerato per far posto a Sarri. Altro trasferimento traumatico: dopo un lungo tira e molla e una trattativa estenuante, Rabiot lasciò il Psg senza indennizzo alcuno, facendo la felicità di Paratici che gli suggerì anche un “buen retiro” a Porto Ercole per restare lontano da occhi indiscreti e attendere che fossero sbrigate le ultime pratiche prima dell’annuncio. “Sì, sto parlando con la Juve. Un grande club”, ammise lui a giugno del 2019. Così il matrimonio si consumò e quattro anni dopo, cioè l’estate scorsa, sono state anche rinnovate le promesse legando però quel destino ribelle alla permanenza di Max, l’uomo con il quale Rabiot ha stretto un rapporto talmente intenso da concedersi anche un po’ di sentimentalismo nel giorno della separazione: “Sarai ricordato come uno degli allenatori più vincenti della storia della Juventus. Meritavi un addio diverso”. Un anno fa ha firmato per una sola stagione, forse intuendo aria di rivoluzione, e oggi è ancora una volta padrone del proprio destino mentre cerca altra gloria all’Europeo con la Francia. Passa il tempo, cambiano le stagioni, ma è sempre Adrien a dare le carte.
Khephren Thuram
Al suo posto arriverà quasi certamente Khephren Thuram, fratello dell’interista Marcus e figlio di Lilian, roccia della difesa juventina di inizio anni Duemila. La mezzala del Nizza ha sei anni in meno di Adrien e guadagnerebbe la metà (3,5 milioni), il suo cartellino però va pagato e Giuntoli spera nello sconto vista la scadenza contrattuale al 2025. La Juve spera di chiudere l’affare tra i 17 e i 18 milioni, inserendo dei bonus. La fumata bianca sembra vicina. Thuram ha il nome di un faraone, ma la Juve ti cambia. Rabiot insegna: è arrivato con il soprannome di “Duca” e potrebbe andar via da “Cavallo Pazzo”.
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