Non è nemmeno l’aria e nemmeno il cibo e nemmeno l’arte ad attirarli. È proprio il calcio italiano con i suoi ritmi ipnotici e gli stadi paleolitici e la dirigenza paralizzata e i club indebitati e gli allenatori filosofici a fare da richiamo della foresta per giocatori insoddisfatti, disoccupati ma anche no, liberi di scegliere e costretti dalle circostanze, figli prodighi e nipoti avari. Finora funziona soprattutto per un certo tipo di lavoratori del campo, diversi in età avanzata, altri in cerca di consacrazione nei fatti non avendo avuto in sorte la santità carismatica. Per esempio Nico Williams va o vorrebbe andare direttamente al Barcellona e Jude Bellingham ha optato per Madrid dove effettivamente fa più fresco, mentre da noi può arrivare magari il fratello oppure il cugino di secondo grado. Però è un inizio, un odore di tempi che cambiano.
Questione di clima globale. La Premier comincia a scontare anni e anni di illusioni sulla crescita illimitata, lo stesso miraggio che ha schiantato fior di speculatori e con loro innocenti cittadini che risparmiavano da una vita. In Francia faticano a trovare clienti sufficientemente solvibili per i diritti televisivi, l’Arabia Saudita ha pensato bene di rallentare gli investimenti ben prima di sfiorare il ciglio del precipizio, con l’antica saggezza di chi osserva orizzonti ventosi. Noi ci accontentiamo. Ospitiamo famiglie intere, come i Thuram, dando loro cittadinanza fin da giovani. Accettando il rischio che in seguito fuggano, come tanti altri cervelli. Per il momento, il flusso è costituito soprattutto da esperti professionisti in cerca di atmosfere rilassanti. Hummels che si corteggia con Bologna sta in cima all’elenco, perché si tratta di un acquisto sul quale non c’è assolutamente niente da dire, che ancora lo scorso anno giganteggiava in Champions e probabilmente ci riuscirà di nuovo. Sul Lago di Como, dove ha svernato Fabregas per poi cambiare lavoro e restare, si è fermato Varane. Pedro, dipendesse da lui, avrebbe abitato vita natural durante a Roma, non importa con quali colori.
Il meglio è che ritornano. A volte. Alexis Sanchez sta pensando a Udine. Morata, stanco di essere deriso in Spagna, ha scelto Milano spostandosi solo leggermente dalle torinesi piazze del cuore. Pau Lopez, portiere traforato alla Roma ma comunque valido, e Pepe Reina vanno a difendere anche loro gli interessi del Como. E così via, vedrete che altri seguiranno. Ogbonna, come leggete a fianco, è solleticato dall’idea.
Per adesso il campionato italiano ha l’aspetto del cimitero degli elefanti, ma con outlook positivo. Di chi sia il merito di queste prospettive di sviluppo non sappiamo, anzi, ci sembra uno di quei fenomeni culturali inesplicabili che rendono così interessanti i nostri anni. Resta il fatto che nonostante il caos delle fazioni che logora i progetti di politica sportiva, una Nazionale in stato di letargia, il masochistico vizio di liberarsi di tecnici di prestigio e in grado di insegnare qualcosa, il campionato italiano continua ad appassionare non solo i tifosi – e ci mancherebbe: succede anche in Bhutan e nelle Samoa Americane – ma persino i professionisti del settore. E allora lasciamoci trascinare dalla corrente, anche a rischio di rimanere fulminati.
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