Calcio e Covid: sale il numero dei casi, ipotesi test antigenico poco prima delle partite

Il numero dei contagiati arriva a 31, ieri 4 giocatori del Parma. L’immunologa Viola: “Regole da rispettare, anche in ritiro”

Il triste tabellone dei positivi al Coronavirus della Serie A cambia ancora: entrano, loro malgrado, Weston McKennie della Juventus (un giorno dopo Cristiano Ronaldo, dunque) e quattro giocatori del Parma, di cui ancora non si conoscono i nomi; escono, perché finalmente guariti, Behrami, Biraschi, Melegoni e Schøne del Genoa. Mentre, a dieci giorni dal contagio, non si è avuta alcuna notizia dal Napoli su Elmas e Zielinski, che dunque non si possono ancora considerare negativi. Morale, dai 30 di ieri si sale ai 31 di oggi. Numeri importanti che fanno eco alla situazione nazionale (7.332 nuovi contagi e 43 morti) che diventa ogni giorno più preoccupante. Per arrestare la curva serve da parte di tutti la stessa attenzione necessaria a permettere anche al nostro calcio di poter andare avanti senza nuovi stop. Ne abbiamo parlato con l’immunologa Antonella Viola, professore Ordinario di Patologia Generale presso il Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Padova. Un tema dopo l’altro, cercando di capire che cosa si possa fare per frenare la crescita di contagi mondo del pallone.

Cene e ritiri

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In Portogallo, e non solo, sta facendo parecchio discutere l’immagine di Cristiano Ronaldo a tavola con i compagni di nazionale: vicini, vicinissimi, rigorosamente senza mascherina. “Sono esattamente questi i comportamenti che vanno evitati. Andando in giro per le città non possiamo non notare ancora assembramenti davanti ai locali e gente che chiacchiera a una spanna di distanza. Così il virus non fa che diffondersi e se la tendenza non cambierà, se non verranno rispettate la misure decise dal governo e quelle che arriveranno in seguito, in un paio di mesi la situazione sarà molto problematica in tutte le terapie intensive del Paese. I calciatori probabilmente si sentono tutelati dai tamponi fatti. Ma sbagliano! Quel test ti dice solo che in quel momento esatto non hai il virus, ma per quanto si possa fare attenzione ai contatti, non è assolutamente detto che non si diventi positivi nel giro di poche ore. Quindi anche in ritiro, anche in un ambiente apparentemente sano, devono tutti indossare le mascherine e mantenere il distanziamento sociale. Pure a tavola…”.

L’incubazione

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Altro argomento delicato: l’incubazione. Secondo la professoressa Viola un contagio avvenuto 24 ore prima del tampone potrebbe non emergere, ma il giocatore testato potrebbe diventare contagioso il giorno della partita. “Facciamo un esempio: io calciatore faccio il tampone molecolare, ovvero quello che ha bisogno di più tempo per essere elaborato, il venerdì, a 48 ore dal match. Se giovedì sera incontro al bar un amico positivo che mi contagia, al test potrei risultare negativo, ma in campo rischierei di essere positivo e contagioso”. Una soluzione però c’è: “Basta fare un tampone antigenico rapido qualche ora prima della partita. È vero che hanno una sensibilità minore, ma se – tornando al nostro caso – il tampone molecolare del venerdì è negativo, non è detto che quello rapido lo sia la domenica. E se anche lo fosse, vorrebbe dire che la carica virale del giocatore è così bassa da non poterlo considerare seriamente contagioso”. Del resto di test antigenici aveva parlato anche il presidente della Federazione Medico Sportiva Carasco nella nostra intervista di ieri.

La App Immuni

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Su una cosa sono di certo tutti d’accordo: l’utilizzo della app Immuni. Lunedì il presidente federale Gravina ha inviato a tutto il mondo del calcio, dalle Leghe agli arbitri, una lettera il cui messaggio era sostanzialmente questo: “Scaricate la app Immuni. E usatela”. Dovremmo farlo tutti. App e regole seguite a lettera. Loro per aiutare il calcio, noi per l’Italia.

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